In quasi tutte le analisi dopo l’ingloriosa eliminazione a Palermo della Nazionale di calcio, fuori per la seconda volta consecutiva dai Mondiali è emersa una considerazione: il calcio italiano va rifondato, alle fondamenta. Ma come è il calcio di base? Quali sono le condizioni delle squadre giovanili? Lo abbiamo chiesto a Lino Russo, siracusano, istruttore di giovani calciatori, Coni, allenatore di base Uefa B.
“Sono d’accordo il problema è a monte, purtroppo – racconta l’istruttore di calcio siracusano – la Federazione è molto legata agli aspetti burocratici che alla promozione sportiva. Mi riferisco alla base della piramide calcistica, quella che comprende piccoli calciatori tra i 5 ed i 12 anni. Serve un cambiamento radicale, di mentalità e progettualità”.
Può essere più specifico, quale è il problema?
Solo il 30 per cento dei calciatori italiani gioca nei campionati primavera. Le società di puro settore giovanile devono essere aiutate e non penalizzate dai costi esorbitanti di tesseramento che limita le attività delle piccole società, il vero fulcro del calcio di base.
Oltre a questo, perché non sforniamo campioni ?
Bisogna sradicare la mentalità del risultato ad ogni costo, partire dal gioco e dal divertimento, magari eliminando classifiche o graduatorie varie. In Belgio e Svizzera è stato fatto e la Federazione ha avuto i giusti riscontri. Parliamo di realtà decisamente più piccole dell’Italia.
Quali sono le altri condizioni penalizzanti per i ragazzi?
Sono un dirigente tecnico di una scuola calcio e mi rendo conto che l’agonismo precoce crea danni irreparabili nel processo di formazione umana del giovane calciatore. Troppe pressioni, da tutti, genitori, allenatori, società sportive. I bimbi vengono inseriti troppo presto in un contesto sbagliato, creando una gabbia al loro talento innato. Il calcio è gioia, divertimento, senza queste componenti non si può esprimere talento. Nei campetti solo urla e sgridate. Riprendiamoci il nostro calcio, noi abbiamo avuto la fortuna di vedere giocare Baggio, Zola, Totti, Del Piero e lo stesso Mancini. Le nuove generazioni non credo avranno questo privilegio.
Commenta con Facebook