Il gip del tribunale di Siracusa, Carmen Scapellato, ha respinto l’istanza di scarcerazione nei confronti di Salvatore Grillo Montagno, l’imprenditore siracusano arrestato al termine dell’operazione Black Trash insieme a due soci di un’azienda di rifiuti, Angelo Aloschi, Gianfranco Consiglio, ed al dirigente del Libero Consorzio di Siracusa, Domenico Morello. Le accuse mosse dalla Guardia di finanza, che ha condotto le indagini, sono di illecita intermediazione e sfruttamento del lavoro, truffa aggravata e corruzione per l’esercizio della funzione. La difesa, rappresentata dall’avvocato Aldo Ganci, nel suo ricorso ha fatto leva sull’insussistenza delle ragioni per cui l’indagato resti ancora in carcere (si trova nel penitenziario di Gela insieme agli altri), tenuto conto del controllo giudiziario della Ecomac smaltimenti srl, l’azienda al centro delle verifiche della Guardia di finanza, e dei chiarimenti dello stesso Montagno in occasione dell’interrogatorio di garanzia dei giorni scorsi al palazzo di giustizia di Siracusa.
Secondo gli inquirenti, sebbene l’imprenditore risulti dipendente della società avrebbe avuto un ruolo di primo piano e dalle informazioni raccolte dalla Procura sarebbe stato tra i promotori di una truffa alla Regione, ottenendo un contributo di circa 800 mila euro per la realizzazione, ad Augusta, di una piattaforma per lo stoccaggio ed il trattamento dei rifiuti speciali non pericolosi, alterando la documentazione relativa al personale che, nella tesi dell’accusa, sarebbe stato sottopagato nonostante risultasse il contrario. E poi c’è il caso della presunta corruzione al dirigente del Libero Consorzio che, per i magistrati, avrebbe chiesto due assunzioni alla Ecomac in cambio di un’autorizzazione. Montagno, durante il suo interrogatorio, ha rigettato il quadro accusatorio degli investigatori: in merito a Morello, ha spiegato di non aver mai assunto persone indicate dal dirigente pubblico. Sul ruolo in azienda, ha sostenuto che le decisioni apicali non sarebbero spettate a lui, inoltre non si sarebbe verificata alcuna truffa ai danni della Regione perché quella richiesta di finanziamento era garantita da un’assicurazione.
Ma il gip, pur ammettendo che alcune esigenze cautelari “possono ritenersi attenuate” ci sono ancora ragioni per cui l’imprenditore resti in carcere. Il motivo prevalente, secondo il giudice, è che l’indagato possa condizionare le dichiarazioni dei dipendenti della società. Quest’ultimi, infatti, saranno sentiti dal pool di magistrati (il Procuratore Sabrina Gambino, il Procuratore aggiunto Fabio Scavone, i sostituti Salvatore Grillo e Tommaso Pagano) che ha in mano il fascicolo. In ogni caso, l’avvocato Aldo Ganci, difensore di Salvatore Grillo Montagno, ha già preannunciato ricorso al tribunale del Riesame di Catania.
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