Cento ristoratori del Siracusano hanno deciso di scrivere una lettera al Governo nazionale per ribadire la loro volontà a restare chiusi se le ipotesi di nuove disposizioni, tra cui l’uso del plexiglass per separare i tavoli, dovessero concretizzarsi.
“Bisogna smettere di far trapelare informazioni – scrivono i cento ristoratori – sulla nostra categoria, su improbabili ipotesi di apertura con plexiglass, mascherine e tavoli a 2 metri, che hanno il solo scopo di confondere ancora di più le nostre giornate che stanno andando avanti senza un vostro aiuto. Se le soluzione per riaprire al pubblico sono quella finora trapelate, ribadiamo il concetto: noi rimaniamo chiusi. Non siamo una fabbrica. Il nostro lavoro è basato sul piacere, sulla socialità”.
I ristoranti, nella loro lettera, pongono sul tavolo delle proposte al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, più volte citato e vero bersaglio degli esercenti.
“Abbiamo bisogno di farci dei conti per il costo del personale, per l’Iva, per Irap, per l’Irpef, per l’Imu, per la Tari, per la Tasi, per il suolo pubblico. Non ce la facevamo prima – spiegano nella lettera i cento ristoratori del Siracusano – e non ce la faremo se apriremo fra 15 giorni nella stessa Italia fiscale di prima. Non vogliamo prestiti, né 600 euro, se è questa la cifra che le sembra degna del nostro lavoro e della nostra professionalità. Vogliamo fare il nostro lavoro. Vogliamo farlo nelle condizioni dignitose per farle: economiche e sociali. Oppure non apriamo. Non paghiamo nessuna tassa. Noi fino ad oggi, abbiamo sempre mantenuto le nostre responsabilità. Adesso tocca a voi agire, per non dichiarare il fallimento di una intera nazione. La soluzione è semplice. Vuole che tutti apriamo e che poi nessuno sia in grado di pagare, oppure vuole che apriamo e che tutti paghino il “giusto” ? Si confronti con noi ristoratori e con le nostre associazioni di categoria” .
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