intervista all'autore di città generative

Le città del futuro nel libro di Bellina, “si gestiranno con amministrazioni condivise”

Come saranno le città del futuro? In che modo le nostre comunità reagiranno al cambiamento epocale dettato dai cambiamenti climatici? E soprattutto, la gestione di un territorio sarà come oggi?

Città Generative di Bellina

Giancarlo Bellina, presidente della B2G Sicily, autore di un libro, Città Generative, presentato al Salone del Libro di Torino, racconta che è possibile affrontare le transizioni ambientali, culturali e sociali con un nuovo modello di amministrazione, segnato, però, da un coinvolgimento più massiccio dei cittadini e con il contributo delle aziende.

Ingegnere, nel suo libro Città Generative, auspica un nuovo modello di gestione della città, parlando di amministrazione condivisa.  Come è possibile realizzarlo in un momento in cui lo scollamento tra classe politica e cittadini è sempre più netto, come testimoniato dalle basse affluenze alle urne?

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E’ vero: la nostra democrazia è ammalata di non partecipazione. Più della metà degli italiani non solo non vota più, ma non partecipa. Dobbiamo dunque ripartire da un nuovo paradigma che superi l’attuale bipolarismo amministratori-amministrati, passando dal modello di government, in cui il sistema di governo è localizzato in un determinato centro di responsabilità, tipicamente il Comune, alla governance, o meglio ancora alla co-governance.

Si tratta di dialogare costantemente con le istituzioni, di affrontare nelle città le grandi urgenze dell’ambiente, della pianificazione sociale e urbanistica, della rivoluzione digitale, della crisi della rappresentanza, fino a trovare risposte trasferibili anche su ampia scala.

Si tratta di un sistema di governo in cui Stato, Imprese e Società civile interagiscono per disegnare insieme il futuro delle città. Occorre risocializzare i cittadini alla vita politica attraverso il coinvolgimento diretto nella programmazione di attività pubbliche e di servizi per la collettività.

Si tratta di guardare al cittadino come alla persona che è al centro della comunità e adottare un modello di democrazia deliberativa che accresca il grado di coinvolgimento dei cittadini nella tutela e nella gestione dei beni comuni, per aumentare il senso di appartenenza alla comunità. Dunque è proprio partendo dalle città e da modelli di partecipazione attiva e di co-governance che si può riavvicinare il cittadino alla politica.

Come immagina si possa ricomporre questa frattura?

Attraverso il coinvolgimento dei cittadini, l’attivazione di processi partecipativi e la cittadinanza attiva. E perché tutto ciò si realizzi occorre partire ancora una volta dalle città. Le città possono divenire uno spazio di sperimentazione per trasformare la distanza e l’incomprensione tra istituzioni e cittadini in opportunità generative di risposte, sia locali che globali. Proprio nelle città si può infatti sperimentare un laboratorio dove testare e moltiplicare soluzioni possibili a tutte le domande e alle sfide dell’umanità del terzo millennio: la transizione ecologica, l’economia circolare, la mobilità sostenibile, le disuguaglianze sociali e di genere, l’inclusione e l’integrazione.

Le città possono diventare luogo-comunità in cui risanare la frattura creatasi tra classe politica e cittadini, anche attraverso nuove progettualità che richiedono sempre più una forte alleanza tra società civile e amministrazione per potere essere realizzate: mi riferisco alle comunità energetiche, alle Smart city, alla mobilità elettrica, all’economia circolare e più in generale a quei processi trasformativi sopra elencati che richiedono un approccio d’insieme perché possano realizzarsi.

In che modo avverrebbe questa co-gestione?

Attraverso il paradigma della sussidiarietà circolare, per la cui realizzazione è essenziale instaurare fra soggetti politico- istituzionali, società civile e imprese rapporti generativi fondati sulla trasparenza, sulla collaborazione, sul rispetto reciproco, nel perseguimento dell’interesse generale.

Lei ipotizza un coinvolgimento delle imprese, in che modo?

Un ruolo di eccellente mediazione tra la società civile e l’apparato statale può essere ricoperto dalle aziende, soggetto cruciale per far accadere le cose, innovare e attuare i processi trasformativi, essenziali per la loro competitività.

E dunque il modello di impresa deve essere opportunamente adottato dalle città, a supporto delle pubbliche amministrazioni, dei governanti e di quegli apparati statali che spesso non hanno le capacità per tradurre in investimenti infrastrutturali e in nuove opportunità di sviluppo urbano le risorse economiche di cui dispongono, attraverso i finanziamenti e i fondi di coesione.

Molte imprese hanno anche accelerato e già attuato i processi di innovazione, della transizione ecologica e digitale verso una maggiore sostenibilità, legata ai principi ESG: Environmental, Social and Corporate Governance.

Il contributo delle imprese può dunque essere strategico per supportare un modello di sviluppo urbano sostenibile e innovativo nei territori in cui operano,  rendendo più competitivo il proprio business, mirato anche alla creazione di valore da ri-condividere con le comunità locali.

Per chi è imprenditore, così come per chi è manager, dirigente o impiegato, imparare a creare valore-condiviso con i territori e l’amministrazione sarà la migliore occasione per legittimare il proprio business, chiudendo il triangolo magico della sussidiarietà circolare Stato, Imprese, Società.

Quali obiettivi concreti si dovrebbero perseguire? E quanto il cambiamento climatico inciderà nelle scelte?

Le città devono cambiare radicalmente il proprio modello di sviluppo secondo un paradigma più sostenibile e compatibile con le risorse del pianeta, in linea con l’obiettivo 11 dell’Agenda ONU 2030: “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”.

Realizzare una città futura comporta necessariamente uno sforzo collettivo e il confronto di tutti, a partire dai cittadini, basato su dialogo, collaborazione, confronto e condivisione di percorso e obiettivi.

Occorre pensare altrimenti, non la città, ma la vita nella città, ridando forza alla prossimità e allo sviluppo del maggior numero di servizi vicino a dove si abita (il modello della città dei 15 minuti di Carlos Moreno). Il cambiamento climatico e le scelte per contrastarlo saranno una grande opportunità per rendere più vivibili le città, per favorire la prossimità e ridurre le distanze, dove lo spazio si trasforma in luogo che, se diventa comunità, privilegia le RELAZIONI.

L’idea della generatività è legata a quella della città che cresce sulla cura delle persone, dell’ambiente, del territorio, del paesaggio, per generare più valore di quanto se ne consuma, intendendo per valore non solo quello economico, ma anche quello culturale, sociale, estetico, non più misurabile attraverso il PIL, ma con nuovi parametri capaci di restituire l’idea di un benessere complessivo dell’uomo, molto vicino all’idea della felicità.

Sarò un visionario, ma credo che in questo tempo di nostra vita dobbiamo più che mai continuare ad avere degli ideali e a nutrire la speranza come passione del possibile.

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