La crisi del cinema italiano, l’invadenza delle serie tv sulle piattaforme digitali e l’importanza delle rassegne cinematografiche. Parla senza filtri, come è suo solito fare, Andrea Purgatori, giornalista, sceneggiatore e scrittore, arrivato nei giorni scorsi a Siracusa per presiedere la giuria della XIV edizione dell’Ortigia film festival che si chiuderà domani sera. In giuria, ci sono anche Emanuela Fanelli e Giorgio Tirabassi per giudicare i lungometraggi italiani nella sezione di opere prime e seconde italiane.
Il cinema italiano sembra aver smarrito la capacità di raccontare o di stupire. Perchè?
Noi tutti avevamo delle aspettative quando sono arrivate le piattaforme, si pensava ad un’apertura del mercato. E’ successo che le produzioni ci sono e si continua a lavorare ma il paradosso è che le sale dei cinema sono vuote. Le serie televisive prodotte in Italia sono una replica delle fiction prodotte dalla tv generalista qualche anno fa. Le piattaforme, con i loro protocolli e la loro determinazione di voler decidere perfino le inquadrature, stanno appiattendo i talenti dei giovani autori. E’ un momento delicato, inoltre, va detto, che il mercato italiano, su scala internazionale, è considerato da serie B ma bisogna in qualche modo uscirne.
Come spiega il boom delle serie tv?
Le serie tv hanno successo perché a casa, in tanti, posseggono un televisore da 60 pollici e poi sono costruite sul sistema del cosiddetto “volta pagina” adottato per i romanzi. Le sale italiane sono rimaste indietro rispetto a quelle europee per via di un’acustica pessima o di sedili per nulla confortevoli. Accade che produciamo 240 film ma se vediamo gli incassi solo 7 o 8 al massimo ottengono dei profitti. Bisogna uscire da questo schema ma non è semplice.
Che soluzioni ci sono perché il cinema italiano esca dalla crisi?
I contenuti di un film dipendono dalla libertà concessa agli autori ed ai registi di poter esprimere le loro idee, attraverso un racconto scelto da loro, nelle modalità indicate da loro. Questo è un problema: c’è sempre stata una pressione da parte di produttori e distributori sugli autori. Se non si riesce a fare crescere una generazione di nuovi autori, sia sotto l’aspetto della scrittura che della regia, è difficile realizzare dei prodotti che poi incassano il gradimento del pubblico. Bisogna che sia concessa loro la libertà di esprimere il loro talento. I produttori, sotto questo aspetto, devono avere coraggio.
Quale funzione hanno le rassegne, come l’Ortigia film festival?
Sono un strumento utile per veicolare il cinema italiano: i Festival, peraltro, sono un ottimo modo per promuoverlo, attraverso l’uso della piazze. Ci sono in Italia altre iniziative analoghe ma è necessario sostenerle. Per mettere in piedi l’Ortigia film festival occorrono grandi sacrifici ed a volte mi chiedo davvero come facciano. Se non diamo la possibilità a questi Festival di esistere e di continuare a dare una vetrina al cinema italiano e non solo il rischio è che si producano film ma senza che nessuno li veda.
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