Un esposto in Procura è stato presentato dall’associazione La città che vorrei sulla gestione del cimitero di Avola. In particolare, vengono sollevati dei dubbi sull’affidamento dei servizi cimiteriali.
“Affidamenti ad una sola ditta”
“Nello specifico sono stati esaminati numerosi provvedimenti con i quali sono stati affidati alla medesima ditta, e solo ad essa, i servizi in questione. Si tratta di ben 25 affidamenti diretti, dal 2020 ai primi mesi del 2023, per un importo che supera abbondantemente i 500 mila euro” spiegano gli esponenti dell’associazione.
Secondo la stessa associazione, “fermo restando che compete all’Autorità giudiziaria accertare se in dette condotte sono ravvisabili estremi di reato, quel che come libera associazione di cittadini preme evidenziare è l’assoluta assenza di trasparenza da parte del Comune nell’affidamento di detti servizi”.
Report sul cimitero
L’associazione “La città che vorrei”, nei giorni scorsi, ha anche presentato un report al termine di una visita. Uno dei nodi è l’integrità dei registri delle tombe e delle sepolture, che, secondo gli esponenti del movimento, è pregiudicata.
“Non c’è alcuna digitalizzazione”
“Poche le precauzioni per garantirne l’integrità, premessa necessaria per dimostrare la proprietà delle tombe e i diritti dei cittadini. È stato chiesto se i dati storici contenuti nei Registri sono stati digitalizzati, per preservarli dalla usura del tempo ed offrire ai cittadini canali di accesso sempre più trasparenti. Nessuna digitalizzazione” spiegano i rappresentanti dell’associazione La città che vorrei.
Accesso senza controllo
Un’altra questione sollevata dall’associazione è relativa agli accessi al cimitero. “Tutti i cancelli del cimitero sono aperti e consentono l’ingresso ai viali di mezzi senza alcun controllo, senza sistemi di video sorveglianza in grado di riprendere chi entra e chi esce” commentano i volontari.
I furti
E poi, ma non meno importante, la vicenda dei furti, come segnalato alla stessa associazione da parte di un familiare di un defunto che si è accorto della sparizione di un oggetto a cui teneva molto perché preservava il ricordo del congiunto.
“Avvicinandoci, un cittadino ha riferito ai rappresentanti dell’associazione e alla dipendente comunale di un furto avvenuto il giorno prima tra mezzogiorno – spiegano gli esponenti de La città che vorrei – e le due del pomeriggio. Una statua del Sacro Cuore in cartapesta di circa un metro e venti di altezza, custodita nella Cappella di famiglia. La serratura era stata visibilmente forzata. Altri furti di rame e di vasi, persino di fiori, sono stati registrati negli ultimi anni. Anche il cimitero, affidato alla Amministrazione comunale, dovrebbe essere, uno spazio pubblico ben custodito per rispetto verso i defunti e a garanzia dei diritti indicati nelle leggi scritte”.
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