E’ salutato positivamente il tavolo dai segretari della Filt Cgil di Sicilia, Siracusa e Ragusa, Alessandro Grasso, Ettore Piccolo e Filippo Scollo, la convocazione del tavolo del ministro per il Made in Italy, Adolfo Urso, in merito alla vertenza Versalis.

La vicenda Eni

L’Eni, proprietaria dei due impianti, quello di Priolo e di Ragusa, ha deciso di chiuderli nell’ambito del piano di riconversione energetica ed i sindacati, così come gli stessi lavoratori, temono la cancellazione dei posti di lavoro, per cui il 12 novembre è stato organizzato uno sciopero, a Priolo ed a Ragusa, da parte di Cgil e Uil. Il ministro ha deciso di convocare a Roma un incontro, previsto per il 3 dicembre, per chiarire ogni passaggio dei piani dell’Eni

“Lo sciopero e le manifestazioni hanno accelerato l’apertura del tavolo al MIMIT. Un primo passo per una soluzione alla vertenza” hanno detto i sindacalisti della Filt Cgil, per cui la “mobilitazione ha registrato la totale adesione  dei
lavoratori coinvolti ed  ha visto la partecipazione alle manifestazioni di Siracusa e Ragua di numerosi cittadini, studenti, forze politiche e sociali alle manifestazioni”.

I piani del colosso italiano, più Priolo e meno Ragusa

In realtà, Eni ha già dato delle indicazioni su quello che vorrà fare e la priorità è su Priolo su cui sono previsti, secondo quanto sostenuto dai suoi manager, 900 milioni di investimenti per una bioraffineria ed il riciclo delle plastiche oltre al  mantenimento dei livelli occupazionali, con 432 dipendenti. Meno chiara è la strategia per Ragusa per cui sono previsti “un centro di eccellenza sulle tecnologie e qualche sperimentazione al servizio della parte bio”.

L’effetto domino su Priolo

La Filt esprime preoccupazione “per le ricadute che la fermata degli impianti, e il blocco degli impianti di cracking a Priolo, potrebbe avere sul settore della logistica e dei trasporti, uno dei comparti che subirebbe l’impatto più pesante da una chiusura. Le interconnessioni tra gli impianti- sottolinea il sindacato- richiedono un approccio che coinvolga tutte le aziende presenti sul territorio. Non possiamo permettere che le difficoltà di una singola realtà aziendale
compromettano l’intero tessuto produttivo, creando danni irreversibili per l’occupazione e per l’economia locale”.

Il nodo Ragusa

Preoccupazione anche per  Ragusa, “con l’immediato stop delle produzioni – scrivono le strutture Filt- si rischiano ancje qui conseguenze devastanti sul settore dei trasporti, che da un giorno all’altro vedrebbe ridurre il proprio carico di lavoro con gravi effetti sulle aziende e sui lavoratori del comparto”. Per il sindacato “è difficile comprendere la necessità di un intervento così urgente, che non lascia alle imprese del settore il tempo di valutare adeguatamente le possibili soluzioni. Va sottolineato inoltre,- continua la nota-  che il territorio ragusano non è attualmente inserito nel piano di trasformazione e produzione di Eni, il che potrebbe mettere a rischio la
vocazione industriale della zona”.