“Il punto non può essere provare a fermare il vento con le mani, mantenendo all’infinito lo status quo, le perdite, i costi ambientali e ignorando che siamo all’interno di un sistema globale”. E’ quanto emerge in una nota di Nora Garofalo, segretaria generale Femca Cisl Nazionale, in merito alla chiusura degli impianti Versalis di Priolo e Ragusa per la produzione di cracking e polietilene annunciata da Eni per realizzare una bioraffineria ma che suona come una forte critica verso la Cgil.

La posizione della Cgil

Quest’ultima, infatti, in occasione di una conferenza stampa tenutasi a Roma, ha sostenuto che queste chiusure determineranno la dipendenza energetica dai paesi esteri, senza contare un aumento dei costi di importazione considerato che l’Europa ha deciso di tassare i prodotti importati dai paesi extra UE.

Gli investimenti di Eni ed il crollo del mercato della chimica

Nell’analisi della segretaria della Femca Cisl, è indicato che l’Eni, in questo piano di riconversione nazionale con l’abbattimento dell’anidride carbonica, sta investendo 2 miliardi di euro ma soprattutto il sindacato ritiene ormai improduttivi i vecchi impianti di polietilene e cracking.

“La crisi – dice Garofalo – della Chimica di base è strutturale, legata al prezzo della materia prima e dell’energia, ma anche agli alti costi di produzione in impianti che marciano a basso regime, poiché la richiesta di prodotti del cracking sul mercato italiano è coperta già oggi per il 70% da fornitori americani, cinesi o mediorientali, con materie facilmente reperibili e a prezzi significativamente più bassi”.

Versalis in perdita

Nel caso specifico di Versalis, “le linee di etilene e polietilene sono in perdita costante e questo processo, che appare irreversibile, rischia di contagiare anche la filiera a valle. Inoltre vi è il tema non secondario della sostenibilità ambientale, con risparmi di CO2 sul perimetro Italia, legati alla riconversione, superiori a un milione di tonnellate” per cui la Femca Cisl ritiene corretto il cambio di passo, in linea con la Transizione ecologica ma all’Eni vanno chieste garanzie sull’occupazione.

Le garanzie

“Per questo chiediamo garanzie a Eni sulla continuità lavorativa -dice Garofalo – e sulla responsabilità sociale, che deve accompagnare tutta l’attività, dal decommissioning alla realizzazione dei nuovi impianti. Che siano la bioraffineria e il riciclo chimico delle plastiche a Priolo, la gigafactory di accumuli stazionari a supporto delle energie rinnovabili a Brindisi, il polo di ricerca e agrihub di Ragusa, chiediamo che sia chiara anche tutta la futura attività di gestione e manutenzione, quando i progetti diverranno realtà”.

“Al Governo chiediamo un protocollo fra ciascuna delle parti coinvolte, dal Ministero per le Imprese e il Made in Italy alle istituzioni locali, perché queste si ritengano impegnate nei progetti, favorendoli con lo snellimento degli iter autorizzativi necessari” chiosa Garofalo.

Il deputato del Mpa Carta

Sulla vicenda Eni è intervenuto il deputato regionale del Mpa, Giuseppe Carta, che, pur lodando il piano di riconversione, ritiene che “si deve mantenere un asset industriale per la raffinazione da petrolio. Senza dubbio gli impianti siciliani sono indispensabili ed efficienti e garantiscono oltre i 40 punti percentuali del fabbisogno nazionale. Quindi nuovi impianti, più tecnologici, più ecologici, con la capacità di diventare player energetici e con un chiaro progetto per l’abbattimento e il convogliamento dell’anidride carbonica”.

Fondi pubblici per la riconversione

 “Mi appello allo Stato e alla Regione affinché, nella prossima programmazione dei fondi strutturali anche per via della riprogrammazione europea, si possano stanziare somme per cofinanziare la rigenerazione della raffinazione italiana e siciliana” conclude Carta.