“Il PD aderisce convintamente allo sciopero indetto da Cgil e Uil per giorno 12 ed è al fianco del sindacato e dei lavoratori nel rivendicare la riconversione e un rilancio del polo industriale, in grado di salvaguardare ambiente, salute e lavoro per la nostra comunità”. Lo afferma il commissario del Pd di Siracusa, Antonio Nicita, che impegna il partito allo sciopero del 12 novembre organizzato da Cgil e Uil contro la chiusura dell’impianto Versalis di Priolo nell’ottica di un piano di riconversione del colosso della chimica che prevede anche il taglio dello stabilimento di Ragusa.
“Eni non può limitarsi a chiudere, promettendo – dice il senatore del Pd, Antonio Nicita e commissario del partito a Siracusa – qualche investimento a futura memoria come parziale risarcimento. Ha invece la responsabilità di guidare la riconversione del polo industriale e di indicare anche alle altre aziende un progetto complessivo di sviluppo sostenibile per il nostro territorio. Il PD ritiene che sia doveroso che il governo Meloni, attraverso l’Eni, dia finalmente seguito agli investimenti produttivi per il nostro polo industriale, esattamente come sta facendo in altre aree del Paese”.
Secondo Nicita, è necessario un chiaro piano industriale altrimenti l’area di Priolo, che vale il 60% del Pil del Siracusano, rischia di impoverirsi “in eterna e vana attesa di bonifiche e investimenti che non verranno mai”
Inoltre, il commissario dubita dell’Eni, che ha promesso una riconversione. “Non ci sentiamo oggi di credere ciecamente alle promesse di Eni, già disattese in passato, ma vogliamo che si definisca con il territorio un piano industriale che veda la realizzazione delle nuove filiere produttive prima e non dopo la chiusura delle attuali produzioni, salvaguardando gli attuali occupati e aprendo una prospettiva per i giovani in cerca di lavoro”.
“Occorre quindi un confronto serio con il Governo, che definisca non solo il futuro di una grande azienda come l’ENI, ma quale futuro debba avere l’intero polo industriale siracusano. Anche qui, come si sta facendo in altre aree del settentrione, deve essere possibile realizzare una riconversione industriale senza perdere posti di lavoro ma anzi aumentandoli” dice Nicita.