Siracusa

“Chiedi di Lucia”, 270 aziende in prima linea contro la violenza sulle donne nel Siracusano

Sono 270 le attività commerciali nel Siracusano coinvolte nel progetto Chiedi di Lucia, l’iniziativa coordinata dalla Prefettura di Siracusa, contro la violenza di genere. Il piano, sottoscritto da tutte le forze dell’ordine e dalla Procura di Siracusa, prevede che una donna, vittima di violenza, possa rivolgersi ad un commerciante aderente all’iniziativa, chiedendo di Lucia. Un messaggio in codice che l’esercente potrà girare ai carabinieri, alla polizia ed alla Guardia di finanza, consentendo loro di intervenire.

Formazione e diffusione del progetto

Il protocollo è stato sottoscritto nei mesi scorsi ma nelle ore scorse si è concluso il corso di formazione per i 270 commercianti appartenenti a 5 Comuni, tra cui Siracusa, Rosolini, Lentini, Avola e Pachino. Nella giornata di oggi, nella sede della Prefettura di Siracusa, è stato presentato il video dell’iniziativa alla presenza del Procuratore di Siracusa, Sabrina Gambino, del sindaco di Siracusa, Francesco Italia, il comandante dei carabinieri di Siracusa, Gabriele Barecchia, il comandante della Finanza di Siracusa, Lucio Vaccaro ed il questore Roberto Pellicone.

“Abbiamo diffuso un video – ha detto il prefetto di Siracusa, Raffaella Moscarella – per sensibilizzare altri commercianti e soprattutto le donne vittime di violenza”. Il prefetto di Siracusa ha fornito numeri inquietanti sulla violenza di genere. “Come ha detto il Procuratore di Siracusa – ha detto il prefetto di Siracusa – il 60 per cento dei reati nel Siracusano sono legati alla violenza di genere. Un numero impressionante, tra i più alti in Italia”.

Leggi anche

Ieri sera al Teatro Pardo a Trapani in scena spettacolo teatrale “Amare: infinito, plurale”, contro la violenza di genere

Sfide culturali e prossimi passi

Come ammesso dal prefetto, al momento non si sono registrate denunce. “Da qui – dice il prefetto – l’esigenza di diffondere i contenuti del progetto e cercare di far diventare virale questo messaggio. Io penso che ci sia un problema di resistenza culturale”.

Leggi l'articolo completo