I carabinieri di Pachino hanno arrestato un 23enne del posto accusato di maltrattamenti in famiglia, lesioni aggravate e minacce. Il giovane, secondo quanto emerge nella ricostruzione dei carabinieri, avrebbe assunto un atteggiamento violento nei confronti della convivente che sistematicamente avrebbe ingiuriato, minacciato di morte e picchiato con calci e pugni procurandole lesioni.
La denuncia
La donna, che temeva per la sua vita, ha deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine e così, a seguito della segnalazione della vittima, i carabinieri hanno avviato le indagini, coordinate dalla Procura di Siracusa, dalle quali sono emersi diversi episodi di maltrattamenti, anche precedenti e mai denunciati.
Ai domiciliari
Gli elementi di indagine raccolti dai militari sono stati posti al vaglio dell’Autorità giudiziaria aretusea che, concordando con i riscontri investigativi, ha chiesto al Tribunale una misura cautelare nei confronti dell’uomo che è stato arrestato e posto ai domiciliari con braccialetto elettronico.
Mafioso maltratta la moglie, in carcere
I carabinieri hanno arrestato a Catania per maltrattamenti in famiglia, nei confronti della ex moglie, Nunzio Zuccaro, 62 anni, mafioso che ha precedenti per due omicidi, sequestro di persona, occultamento di cadavere, associazione di stampo mafioso e rapina. La misura cautelare in carcere è stata chiesta ed ottenuta dalla Procura etnea nell’ambito dell’attività investigativa svolta dai carabinieri. A denunciare l’uomo è stata la donna. Le indagini hanno fatto luce sulle condotte messe in atto dall’indagato nei confronti della donna dal 2019, quando l’uomo era ancora detenuto in carcere per scontare una pena di 30 anni, terminata nel 2020.
La denuncia della donna
La vittima, che negli anni sarebbe stata sottoposta ad un regime di vita vessatorio e umiliante, caratterizzato dalla denigrazione della sua persona e dal timore per la sua incolumità e per quella dei suoi figli, lo scorso marzo ha deciso di denunciare, riferendo ai carabinieri di piazza Verga di essere stata abitualmente vittima di insulti, minacce di morte e violenze da parte del convivente il quale, anche quando era ancora ristretto in carcere, l’avrebbe minacciata di morte lamentando la sua assenza ai colloqui e l’esiguità della somma che lei gli faceva pervenire settimanalmente
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