Aggressione al carcere di Augusta dove un detenuto, in mattinata, si è scagliato contro tre agenti di polizia penitenziaria.
Secondo quanto svelato da Sebastiano Bongiovanni, dirigente nazionale del Sippe, il sindacato di polizia penitenziaria, le vittime, che hanno subito escoriazioni ed ematomi, hanno subito il lancio di tracce di urina.
“E’ un fatto grave che dimostra la grave situazione che ogni giorno in modo crescente persiste oramai in quasi tutti gli istituti d’Italia nel silenzio e nell’indifferenza totale – spiega Bongiovanni -. Si tratta dell’ennesimo episodio in cui i poliziotti penitenziari devono affrontare i soggetti più violenti, in questo caso un detenuto extracomunitario, senza avere i mezzi necessari. Quanto è accaduto è inaccettabile. La tutela e la sicurezza degli agenti di polizia penitenziaria e di tutti quelli che vi lavorano devono essere sempre garantiti. Il carcere è un luogo di detenzione e riabilitazione, per questo devono esserci le giuste condizioni nel rispetto dei diritti dei lavoratori e dei detenuti che vi scontano la pena”.
“I poliziotti penitenziari – dice il sindacalista del Sippe – devono affrontare i soggetti più violenti senza avere i mezzi necessari, mentre i detenuti hanno spesso a disposizione un vero e proprio arsenale come spranghe, lamette, fornellini, coperchi di scatolette. L’agente di Polizia penitenziaria, che deve rappresentare la Legge, la rappresenta da solo, con la sua divisa, con la sua coscienza professionale, con il suo coraggio, con il suo rischio. L’agente di Polizia penitenziaria non ha un garante, anzi deve subire per paura di eventuali problemi giudiziari. Si chiede alle donne e agli uomini della Polizia penitenziaria, a questi rappresentanti dello Stato, di fronteggiare il mafioso, il rapinatore, il pedofilo,, nei cui confronti dobbiamo rappresentare l’inflessibilità, la durezza, l’implacabilità della giustizia. Allo stesso tempo ci viene domandato di capire i drammi umani. E’ evidente quindi quanti problemi umani, anche drammatici, dobbiamo ogni giorno affrontare nel silenzio più assoluto”