L’amministrazione comunale di Siracusa, con un provvedimento, ha deciso di sospendere il pagamento della Cosap, la tassa sul suolo pubblico, fino ad ottobre. Stesso termine anche per i commercianti, in particolare ristoratori e gestori di bar, che chiederanno porzioni in più di suolo, fino al 50% di quello consentito dal regolamento comunale, per sistemare tavoli e sedie.
“Un segnale importante- dichiarano il sindaco, Francesco Italia, e l’assessore alle Attività produttive, Cosimo Burti- a favore di questa fascia imprenditoriale molto presente in una città che ha puntato sul turismo come fattore trainante della sua economia. La Cosap, che l’Amministrazione aveva già cancellato per i mesi del lockdown, non si pagherà fino a tutto ottobre non solo sull’area autorizzata in precedenza ma nemmeno su questa nuova porzione di suolo pubblico”.
La procedura per l’ampliamento dell’occupazione prevede infatti una comunicazione via pec, con allegati i dati della precedente autorizzazione e la planimetria, all’indirizzo attivitaproduttive@comune.siracusa.legalmail.it.
“L’occupazione di suolo pubblico e l’incremento fino ad un massimo del 50% di quello consentito dal Regolamento comunale, nel rispetto del codice della strada, riguarderà – dicono il sindaco di Siracusa e l’assessore alle Attività produttive – solo ed esclusivamente tavolini, sedie, ombrelloni, pedane, senza salti di quota. Per garantirne l’attuabilità in sicurezza, prevista l’estensione dell’occupazione anche nei parcheggi pubblici a pagamento; una nuova regolamentazione del traffico con nuovi limiti di velocità, l’incremento della Ztl e delle aree pedonali. Per permettere infine la massima fruizione della misura e consentire l’utilizzo della medesima area a più operatori commerciali, è prevista la possibilità della concessione di occupazione alternata per giorni; e la promozione di progetti d’ambito condivisi tra più operatori per la co-gestione delle occupazioni stesse”.
A Lentini, il sindaco Saverio Bosco ha concesso spazi pubblici anche per i commercianti che non vendono prodotti alimentari, nell’ottica di dare opportunità ad altre tipologie economiche.