Dopo il Tar di Catania anche i giudici del Cga hanno respinto il ricorso dell’associazione Italia Nostra contro l’Agenzia del Demanio, il Comune di Siracusa, la Soprintendenza che avevano dato il via libera, ognuno per le proprie competenze, alla realizzazione del bar nell’area del Castello Maniace, in Ortigia.
La realizzazione del bar, chiamato in città astronave per le sue forme anche se nelle intenzioni dei progettisti c’era un forte richiamo agli specchi ustori di Archimede, ha destato forti perplessità soprattutto da parte delle associazioni ambientaliste e culturali per via della sua vicinanza ad una delle testimonianze storiche più importanti di Siracusa.
Insomma, per il partito del No quell’attività commerciale rappresenta uno sfregio sul volto di una bella signora e così, dopo i tentativi di convincere gli enti, Comune, Demanio e Sovrintendenza, a compiere un passo indietro, ne è nato un procedimento amministrativo.
La costruzione del bar trae origine da una norma tesa a valorizzare un’area di proprietà dello Stato, in questo caso “l’ex piazza d’Armi” di Siracusa.
Secondo Italia Nostra questa legge contempla “la riqualificazione degli immobili delle aree sottoposte a tutela compromesse o degradate”, per cui il bar astronave non può essere inserito in questa fattispecie, in quanto di recente realizzazione. Per i giudici del Tar, invece, la norma anche “la realizzazione di nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati”. Insomma, il bar non è fuorilegge.
Peraltro, i giudici del Cga ritengono che l’associazione abbia agito fuori tempo massimo. “L’appellante, se avesse proposto -si legge nel dispositivo – il ricorso straordinario nel previsto termine di 120 giorni , avrebbe “potuto avvalersi per svolgere ulteriori motivi vizianti all’esito della acquisita conoscenza di ulteriori profili fattuali (già esistenti al momento dell’introduzione del giudizio, ma ignoti) o di atti prima non pienamente conosciuti, e ciò entro il (nuovo) termine decadenziale – nel caso di ricorso straordinario di ulteriori 120 giorni – decorrente da tale conoscenza sopravvenuta”.
Infine, i giudici hanno condannato l’associazione “a rifondere le spese del doppio grado del giudizio che
liquida in € 5.000,00 (cinquemila/00), oltre accessori di legge, complessivamente e solidalmente in favore delle Amministrazioni rappresentate e difese dall’Avvocatura dello Stato, e in 5.000,00 (cinquemila/00), oltre accessori di legge, se dovuti, in favore della società “Senza Confine s.r.l. in liquidazione giudiziale”.
La società che gestisce il bar è stata dichiarata in liquidazione dalla Prima sezione civile del Tribunale di Siracusa su richiesta della Procura di Siracusa per via dei debiti nei confronti dello Stato: deve circa 150 mila euro all’Inps, 140 mila euro all’Agenzia delle Entrate.
Tra le motivazioni addotte dai giudici “il mancato pagamento dei propri debiti, nonostante il lungo periodo trascorso” si legge nel dispositivo.
Inoltre, “dalla lettura dei carichi pendenti nei confronti della Riscossione, invero, emerge che i propri debiti nei confronti dell’Erario sono stati accumulati sin dall’anno 2019”. I giudici hanno analizzato la situazione finanziaria della società che è definita “compromessa, come si evince dal fatto che ha avuto, a partire dal 2019, risultati negativi e presenta un patrimonio netto negativo di oltre 199,000 euro mai ripianato”.