“La morte dell’ambasciatore Italiano in Congo, Luca Attanasio, deve portare alla luce la tragedia umanitaria che si sta consumando nella Repubblica Democratica del Congo”. Così il parroco della Chiesa Madre San Giuseppe di Rosolini – Diocesi di Noto, in provincia di Siracusa, a un mese dalla morte del diplomatico. Il Vicariato di Rosolini ha lanciato una petizione per far sì che le istituzioni prendano atto delle gravissime azioni di violenza che si consumano in quella regione del contenente africano.
“In pochi decenni in Congo hanno perso la vita milioni di persone, anche a colpi di machete, e le distruzioni vanno avanti senza pietà, sono all’ordine del giorno“. Ha sottolineato Don Vizzini. “Una volta andai a visitare una parrocchia pochi giorni dopo un massacro. Con la gente abbiamo pianto insieme” La regione più colpita è quella dell’est, al confine con Uganda, Burundi e Ruanda: “La sfortuna dei congolesi è di essere nati su un terreno tra i più ricchi al mondo di risorse naturali e questo fa gola ai Paesi vicini, ma anche alle multinazionali e alle potenze occidentali. Il dominio coloniale esiste ancora“. Attanasio lo sapeva e cercava di essere solidale con queste comunità.
“Sono in contatto con missionari presenti in Congo da 50 anni – ha poi aggiunto il sacerdote – e mi hanno detto spesso come l’ambasciatore fosse vicino alla gente e che in molti credono sia morto proprio per questo”. Mentre continuano le indagini dei carabinieri dei Ros e degli inquirenti congolesi per individuare i responsabili di quell’agguato, don Vizzini insieme agli altri Sacerdoti di Rosolini chiede di fare molto di più: “Quelle morti hanno svegliato l’Occidente ma oltre le parole di cordoglio e condanna, non è stato fatto altro“. La vicinanza alla popolazione emerge dalle attività della società civile, come quelle svolte dalle Parrocchie della Diocesi di Noto.
“Noi usiamo il termine ‘gemellaggio’ con Butembo-Beni proprio per sottolineare il rapporto paritario per far capire che non siamo il nord ricco che fa l’elemosina ai poveri” dice don Vizzini. “In questi 30 anni abbiamo portato acqua, elettricità, scuole e sostegno agli ospedali, in zone dove manca tutto, e in cambio abbiamo ricevuto tantissimo. Quelle popolazioni vanno sostenute”. Oltre 6.000 persone hanno firmato una petizione su Change.org ma secondo don Vizzini “l’adesione è molto più ampia. Peccato che dalle istituzioni nessuno ci abbia risposto”.