“Se il calvario del ministro Salvini è durato 3 anni, io sono stato tenuto per 9 anni sui carboni ardenti. Ed alla fine una sentenza che non fa una piega, ‘assolto perché il fatto non sussiste”. Lo afferma l’ex parlamentare all’Ars Pippo Gennuso, assolto nel processo istruito dalla Procura di Palermo con l’accusa di estorsione ai danni di tre ex dipendenti del Bingo nel rione Guadagna di Palermo. Nel procedimento era finito anche Riccardo Gennuso, deputato regionale di Forza Italia, figlio di Pippo Gennuso, assolto così come Leonardo Burgio, socio della precedente gestione, ed il sindacalista, Antonino Bignardelli.
La vicenda
Secondo quanto sostenuto dall’accusa, i tre ex dipendenti sarebbero stati costretti a firmare una transazione con la quale rinunciavano a due terzi dei soldi della liquidazione. Se non firmavano i lavoratori avrebbero subito la riduzione dell’orario di lavoro da nove a tre ore al giorno in modo che non avrebbero più potuto sostenere le loro famiglie. La sala bingo è la stessa per la quale Gennuso in passato denunciò di avere subito richieste estorsive.
Le parole di Gennuso
“Ogni anno sono mille in Italia che vengono assolti per ‘non avere commesso il fatto’, dice l’ex deputato siciliano con grande rammarico. Ed aggiunge: “Altro che sofferenze – racconta Pippo Gennuso – oggi imprenditore a Ispica nel settore dell’agricoltura. Non ci dormivo la notte sapendo di essere accusato di un reato mai commesso. Con questo capo di imputazione sulla mia testa ho rinunciato ad una mia ricandidatura, ma quel che è più grave, ho perduto credibilità e onorabilità per una vicenda che non mi riguardava. Chi pagherà per il danno che ho subito? Serve una svolta nella Giustizia che può arrivare soltanto con la Riforma che inserisca la responsabilità civile dei giudici. In Italia ci sono tanti bravi ed onesti magistrati, ma alcuni usano le loro funzioni per fare politica. Nessuno gli impedisce di farlo, ma lo facciano senza usare la toga”.
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