E’ un vero colpo di scena quanto accaduto nel processo in Appello, a Catania, sui presunti abusi sessuali ai danni di 3 bambini di Francofonte, nel Siracusano, per cui sono alla sbarra un carabiniere, la madre delle vittime ed il padre della convivente del figlio maggiore dell’imputata.
I tre, in primo grado, hanno rimediato delle condanne: 13 anni per il militare, 24 anni per la donna, 10 anni per il terzo imputato. Secondo la tesi dell’accusa, i bimbi sarebbero stati abusati dietro un compenso di circa 20 euro.
Nel corso del dibattimento, un agente di Polizia penitenziaria del carcere di Enna, dove fino un mese e mezzo fa era detenuto il carabiniere, ora ai domiciliari così come gli altri due imputati, avrebbe riferito che il militare è estraneo ai fatti contestati dalla Procura.
Un’affermazione frutto di una rivelazione che gli avrebbe fatto un altro militare dell’Arma. Per il rappresentante della pubblica accusa, si tratterebbero di dichiarazioni irrilevanti, probabilmente perché non corroborati da riscontri, fatto sta che il presidente della Corte d’Appello ha chiesto ai difensori se portare in aula questo agente di Polizia penitenziaria per la sua deposizione in aula. La difesa del militare, rappresentata dall’avvocato Antonella Schepis, ha preso tempo ma non ne avrà molto perché la prossima udienza è fissata per l’8 settembre.
Gli imputati hanno sempre negato la ricostruzione degli inquirenti e nel corso del dibattimento le difese (l’avvocato Antonella Schepis per il carabiniere, Coletta Dinaro per la donna e Sebastiano Troia e Luca Ruaro per l’altro imputato) hanno portato in aula quel che ritengono le prove dell’innocenza degli imputati
I presunti abusi sarebbero avvenuti in una zona di Francofonte e nel corso delle indagini furono sentiti alcuni residenti della zona che assicurarono “di non aver mai visto il carabiniere” come raccontato nei mesi scorsi a BlogSicilia dall’avvocato Antonella Schepis.
Gli abitanti del rione, nelle cosiddette Sit, le sommarie informazioni testimoniali, avrebbero parlato solo di schiamazzi, delle urla della madre dei bimbi mai di sospetti movimenti di persone, uomini soprattutto, verso la casa delle vittime.
Nell’area in cui si sarebbero consumate le violenze ai danni dei figli della donna ci sono delle telecamere di sicurezza ma anche in questo caso, dai riscontri della difesa, non sarebbero emerse immagini compromettenti sulla partecipazione degli imputati al quadro dipinto dagli inquirenti.
I minori furono sentiti in più occasioni ma secondo la difesa, il carabiniere, nelle 14 foto mostrate ai bambini, non sarebbe stato mai stato riconosciuto: avrebbero identificato un altro uomo, già condannato per abusi sessuali. E poi, sempre secondo l’avvocato dell’imputato, i bimbi avrebbero parlato dei tatuaggi del militare, che, “però, non ne ha”.