Presenteranno ricorso di Appello i difensori dei tre imputati che hanno rimediato pesanti condanne per presunti abusi sessuali ai danni di 3 bambini.
Il Tribunale di Siracusa ha inflitto, in primo grado, 24 anni di reclusione alla madre dei bambini, una 43enne, che risponde di induzione alla prostituzione minorile e maltrattamenti in famiglia, 13 e 10 anni per un carabiniere ed il padre della convivente del figlio maggiore dell’imputata.
La vicenda ruota attorno ai tre figli della donna, residente a Francofonte, nel Siracusano, di 3, 4 e 7 anni , che, secondo la ricostruzione dei carabinieri del comando provinciale, sarebbero stati abusati dietro un compenso di circa 20 euro.
Gli imputati hanno sempre negato la ricostruzione degli inquirenti e nel corso del dibattimento le difese (l’avvocato Antonella Schepis per il carabiniere, Coletta Dinaro per la donna e Sebastiano Troia e Luca Ruaro per l’altro imputato) hanno portato in aula quel che ritengono le prove dell’innocenza degli imputati
I presunti abusi sarebbero avvenuti in una zona di Francofonte e nel corso delle indagini furono sentiti alcuni residenti della zona che assicurarono “di non aver mai visto il carabiniere” racconta a BlogSicilia l’avvocato Antonella Schepis.
Gli abitanti del rione, nelle cosiddette Sit, le sommarie informazioni testimoniali, avrebbero parlato solo di schiamazzi, delle urla della madre dei bimbi mai di sospetti movimenti di persone, uomini soprattutto, verso la casa delle vittime.
Nell’area in cui si sarebbero consumate le violenze ai danni dei figli della donna ci sono delle telecamere di sicurezza ma anche in questo caso, dai riscontri della difesa, non sarebbero emerse immagini compromettenti sulla partecipazione degli imputati al quadro dipinto dagli inquirenti.
I minori sono stati sentiti in più occasioni ma secondo la difesa, il carabiniere, nelle 14 foto mostrate ai bambini, non sarebbe stato mai stato riconosciuto: avrebbero identificato un altro uomo, già condannato per abusi sessuali. E poi, sempre secondo l’avvocato dell’imputato, i bimbi avrebbero parlato dei tatuaggi del militare, che, “però, non ne ha”.
Inoltre, la difesa ha nominato un consulente di parte, Riccardo Gionfriddo, e dalla relazione è emerso che le dichiarazioni delle vittime appaiono contaminate in quanto dal momento della contestazione del fatto, il 2016, alle loro testimonianze è trascorso un lasso di tempo non indifferente. Ed in questo arco temporale, si sarebbero susseguite delle dichiarazioni che, in sostanza, ne avrebbero alterato la genuinità.