La cornice è quella dell’Aula bunker del carcere Ucciardone, luogo simbolo del maxiprocesso che a partire dal 1986 ha decapitato Cosa nostra: lì Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno portato avanti la loro battaglia contro la criminalità organizzata e lì, a trent’anni dalla loro scomparsa, è stata celebrata la loro memoria alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e delle ministre dell’Interno Luciana Lamorgese e della Giustizia Marta Cartabia. La commemorazione dei due magistrati e di Francesca Morvillo, moglie di Falcone deceduta insieme a lui nella strage di Capaci, mette il sigillo alla conferenza internazionale dei procuratori generali, iniziata ieri mattina a Palazzo dei Normanni. Oltre alle ministre, sono intervenuti in Aula bunker il procuratore generale della Corte di Cassazione Giovanni Salvi, il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura David Ermini, il presidente della Corte d’Appello di Palermo Matteo Frasca, il procuratore generale della Corte d’Appello Lia Sava, il sottosegretario di Stato Benedetto Della Vedova e il segretario del Consiglio d’Europa Maria Pejcinovic Buric. Presenti in sala anche i familiari delle vittime, con in testa Maria Falcone, e una folta rappresentanza di autorità locali: il sindaco Leoluca Orlando, il presidente Ars Gianfranco Miccichè, il prefetto Giuseppe Forlani, l’assessore regionale all’Economia Gaetano Armao, il questore Leopoldo Laricchia e il vescovo Corrado Lorefice. L’evento è stato introdotto da un filmato della Polizia per celebrare la memoria dei magistrati e di donne e uomini della scorta rimasti uccisi nelle stragi di Capaci e via d’Amelio. “Ad un attacco di inaudita violenza si rispose con misure mai viste, ancora oggi patrimonio del nostro Paese, ammirato e studiato in tutto il mondo – ricorda Lamorgese -. In questi 30 anni, giorno dopo giorno, grazie ad un nuovo slancio etico e morale delle coscienze e agli importanti provvedimenti adottati dal parlamento e dal governo, il perseguimento di quella che aveva i connotati di una remota utopia ha consentito di ottenere risultati straordinari”. Cartabia focalizza la sua attenzione sull’importanza delle stragi nella storia non solo d’Italia, ma delle relazioni giudiziarie internazionali. “La nostra Repubblica reagì alla brutalità delle stragi e mostrò il suo volto più nobile – spiega la guardasigilli -. Il sacrificio dei suoi migliori servitori mobilitò tutta la Repubblica, tutte le sue istituzioni, tutti i suoi cittadini che diedero prova di voler reagire partecipare anche esponendosi in prima persona. L’immagine delle lenzuola bianche appese ai balconi è simbolo di quella chiare volontà”. Salvi si sofferma invece sull’incessante lavoro della magistratura dopo le stragi, evidenziando come “coloro che progettarono ed eseguirono gli attentati sono stati processati e condannati. La verità è però ancora incompleta. Ciò che manca per disegnare il quadro delle complicità e delle protezioni viene oggi ricercato nei processi attualmente in corso, anche in questi giorni e proprio in quest’aula. Le indagini proseguono per accertare se altri vi ebbero ruolo e quali siano state le ragioni di una grave deviazione delle indagini, che inizialmente le aveva condizionate”. (ITALPRESS)
– photo credit ufficio stampa comune di Palermo –
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