Per evitare che la criminalità possa approfittare del decreto Imprese, si dovrebbe cambiare o integrare il provvedimento, per evitare che mafiosi, corrotti o evasori fiscali traggano vantaggio dalla crisi portata dal Covid-19. A sollevare la questione, nelle stesse ore in cui è arrivato il via libera della Commissione europea al provvedimento del governo, sono i giudici Zaccaro e Di Matteo, sostenuti dal gruppo di Area, l’associazione dei magistrati progressisti, e da Sebastiano Ardita, di Autonomia e Indipendenza.
Il decreto voluto dal governo per aiutare le imprese in difficoltà, è considerato “opportuno” dall’organo di autogoverno delle toghe, ma non prevede strumenti che possano evitare che quei soldi finiscano in mani sbagliate. Per Zaccaro e Di Matteo una verifica andrebbe fatta anche nei confronti degli indagati, annunciando che chiederanno al Comitato di Presidenza l’apertura di una pratica perché il Csm svolga le sue funzioni consultive sul decreto in questione.
Zaccaro spiega che per evitare che questi soldi finiscano in tasche sbagliate senza dilungare troppo i i tempi burocratici, “Basterebbe un’autocertificazione che sarebbe utile a capire se chi chiede i fondi ha precedenti, per reati associativi, tributari o contro la pubblica amministrazione, o indagini a suo carico per presunti illeciti di questo genere”. Il problema si pone anche nella fase successiva, quella dell’utilizzo dei fondi: “Sarebbe necessaria una tracciabilità delle risorse erogate, ad esempio attraverso conti correnti dedicati”, spiega ancora il togato di Area.
Zaccaro e Di Matteo mettono a punto quattro proposte. La prima riguarda l’introduzione di misure che mirano a controllare i precedenti penali di chi occupa ruoli rilevanti nelle imprese che si candidano a percepire i finanziamenti. La seconda riguarda misure di prevenzione dell’evasione che “rapportino l’entità del beneficio percepito al fatturato dichiarato nell’anno precedente, in modo da non premiare forme di evasione fiscale”. La terza proposta è quella di utilizzare conti corrente dedicati, o simili, che “consentano di tracciare i benefici percepiti affinché si possa avere conteza del loro uso”. Infine, secondo i togati del Csm, servirebbero provvedimenti che potenzino le amministrazioni periferiche dello Stato e le Agenzie di controllo affinché possano monitorare la destinazione dei finanziamenti. Queste misure potrebbero servire a prevenire fenomeni di malversazione dei fondi pubblici o di illecita concorrenza delle imprese illegali. Agire ora per scongiurare che i fondi necessari agli imprenditori danneggiati dalla crisi finiscano nelle mani sbagliate.