Condannata a 4 anni di reclusione nel processo in Tribunale un’infermiera di 58 anni accusata di peculato. La donna è stata assolta dall’accusa di esercizio abusivo della professione medica. Il collegio ha applicato anche la pena accessoria del licenziamento.

Assolto un uomo di 62 anni, accusato di esercizio abusivo della professione di infermiere. Nell’ultima udienza il pm Ottavia Polipo aveva chiesto la condanna della donna a 4 anni e 6 mesi e quella dell’uomo a 3 anni. Il difensore di quest’ultimo, l’avvocato Giovanni Mangione, ha chiesto l’assoluzione. L’avvocato Santino Garufi che difende l’infermiera ricorrerà in Appello. Il reato di peculato sarebbe stato commesso per l’utilizzo privato di farmaci ed altri presidi sanitari di proprietà dell’Asp 7 di Ragusa.

Banca condannata a risarcire insegnante

Un’insegnante palermitana ha ottenuto il risarcimento da una banca che, con un promotore finanziario, aveva gestito i suoi risparmi. Per dieci anni approfittando della buona fede della donna, si sarebbero appropriati delle sue somme. A difendere la professoressa sono stati l’avvocato Alessandro Palmigiano e Mattia Vitale. Il promotore finanziario che aveva proposto l’operazione godeva di ottima reputazione professionale.

La banca, a differenza di altri istituti di credito, non aveva una diffusione capillare nel territorio attraverso agenzie e sportelli e quindi la gestione fiduciaria era essenziale, anche perché il tipo di conto non consentiva l’accesso telematico: per anni, così, tra il 2006 e il 2016, l’insegnante non si sarebbe accorta di nulla. Successivamente la stessa direzione generale dell’istituto di credito l’aveva informata che erano state registrate anomalie nella gestione del suo conto.

Operazioni sul conto mai autorizzate

Dopo ricerche e analisi svolte da un consulente era emerso che dal conto corrente erano state effettuate una serie di operazioni mai autorizzate, con la sottrazione di oltre 160 mila euro. La cliente aveva iniziato una causa sostenendo che ci fosse una responsabilità diretta e contrattuale della banca, che aveva manifestamente violato l’obbligo di consegnare direttamente al cliente i codici segreti di accesso al conto e ogni apparecchiatura necessaria per compiere operazioni dispositive on line.

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