I giudici della Corte di Assise di Siracusa hanno condannato all’ergastolo per omicidio Giuseppe Panascia, 76 anni, ragusano, accusato del delitto dell’ex moglie Maria Zarba di 66 anni, trovata morta nella sua abitazione di Ragusa nell’ottobre del 2018. E’ stata accolta la ricostruzione della pubblica accusa mentre l’imputato, come aveva detto fin dalle ore successive al suo arresto, ha sempre sostenuto di non aver mai ucciso la donna.
Secondo quanto emerso dalle indagini degli agenti della Squadra mobile di Ragusa, sarebbe stato il nipote di Maria Zarba ad indirizzare gli inquirenti verso il nonno, Giuseppe Panascia, 74 anni, perché a conoscenza delle liti tra i due ex coniugi dopo la separazione legale avvenuta intorno al 2017. Il giovane viveva con la nonna nella casa di via Giambattista Odierna e sarebbe stato lui a fare la macabra scoperta al rientro dal lavoro. E gli indizi a carico dell’ex marito crebbero col passare delle ore soprattutto dopo che gli investigatori scrutarono le immagini di videosorveglianza pubbliche e private che consentirono di ricostruire tutti gli ingressi e le conseguenti uscite di persone dalla casa della vittima e quindi dalla scena del crimine. L’ex marito sarebbe caduto in contraddizione rispetto agli orari di presenza nella casa dell’ex moglie.
Il Giudice per le indagini preliminare del tribuale di Ragusa, Ivano Infarinato, accogliendo la richiesta della Procura, confermò il fermo dell’uomo per omicidio. Panascia, durante la sua deposizione, ammise di essere stato nella casa dell’ex moglie il giorno del delitto, ma di averla lasciata prima che lei andasse a messa, mentre, lui doveva recarsi in campagna. Non avrebbe saputo spiegare cosa sarebbe avvenuto, ipotizzando che qualcuno sarebbe entrato dalla finestra che dava all’interno del cortile e che di solito l’ex moglie lasciava aperta. L’arma del delitto non è stata mai trovata ma la pubblica accusa ha portato in aula altri elementi, tra cui le tracce di sangue della vittima rinvenute negli abiti dell’imputato.