Perché tante stragi e delitti in Italia rimangono impuniti? La ricerca della verità è un percorso a ostacoli e in troppi casi, prima ancora di cercare i colpevoli, si è messa in dubbio la credibilità di chi accusava.

Falcone, Borsellino e l’agenda rossa

È accaduto a Giovanni Falcone quando si disse che la bomba dell’Addaura l’aveva piazzata lui stesso e a Paolo Borsellino la cui agenda rossa, misteriosamente scomparsa, sarebbe stata un “parasole”. Don Diana? “Era un camorrista”. Peppino Impastato? “Un terrorista” La lista dei nomi infangati per distrarre l’attenzione dai delitti è lunga. E la strategia ha un preciso nome in gergo, “mascariamento”.

Per comprenderne i drammatici effetti, Paolo Borrometi, giornalista siciliano, condirettore dell’AGI,  ci accompagna nel suo ultimo libro, Traditori, in un viaggio doloroso e amaro nella storia d’Italia in cui denuncia i traditori, i criminali che mirano a creare confusione nel Paese per raggiungere i propri interessi illegittimi. A discapito della verità.

I buchi neri della storia italiana

Un reportage giornalistico, dove tra anomalie, depistaggi e buchi neri che parte dallo sbarco degli americani in Sicilia nel 1943 per arrivare ai giorni nostri, passando per le bombe degli anni Settanta e la strategia della tensione: da Portella della Ginestra a via Fani, dall’Italicus al Rapido 904, da Bologna a Capaci e Via d’Amelio, fino all’arresto del latitante Matteo Messina Denaro. Una storia, alternativa e potente, dove l’autobiografia spesso si confonde con il lato oscuro del Paese.

8 condanna per le minacce al giornalista

Minacce e diffamazione aggravata: sono stati tutti condannati in primo grado, gli otto imputati finiti a processo davanti al Tribunale di Ragusa, ai danni di  Borrometi, assistito dall’avvocato Luca Licitra.

I fatti sono avvenuti tra giugno e novembre del 2016. Il gruppo aveva più volte, ed in più episodi, insultato e minacciato Borrometi a seguito dei suoi articoli sul sito giornalistico ‘La spia’ che riportavano inchieste, oltre ad operazioni di polizia contro la mafia vittoriese.

I condannati

Tra i condannati, infatti, la figlia del boss di Vittoria, GBattista Ventura, ed altri familiari. GBattista Ventura, lo si ricorda, è già condannato con sentenza passata in giudicato per minacce, violenza privata aggravata da metodo mafioso nei confronti di Borrometi.