Scoperti dalla guardia di finanza di Ragusa ben 165 stranieri “furbetti” del reddito di cittadinanza. Lo percepivano senza che gli spettasse il sussidio perché non rientranti nei criteri, specie sotto il profilo della residenza.
La collaborazione l’Inps
I reparti sul territorio ibleo, nel solco della consueta e consolidata collaborazione con l’Inps, hanno avviato mirati controlli per verificare la sussistenza dei requisiti dei soggetti che avevano ottenuto sul territorio il “reddito di cittadinanza”. Ad essere state sviluppate delle apposite analisi di rischio realizzate attraverso autonome attività info- investigative. Ad essere incrociate le varie banche dati a disposizione e da qui sono venuti fuori gli illeciti.
I requisiti
La concessione del sostegno economico, quale misura di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza ed all’esclusione sociale, è subordinata ad una serie di requisiti, tra i quali quello dell’obbligo della residenza in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi 2 in modo continuativo. Ed è proprio partendo dal controllo di quest’ultimo requisito che i militari sono risaliti a 165 soggetti stranieri, che hanno percepito indebitamente il reddito di cittadinanza, per un ammontare di oltre un milione di euro. Quelli scoperti sono, in prevalenza, persone provenienti dal continente africano e dalla penisola balcanica, che sono state segnalate all’Inps per la revoca ed il recupero del beneficio economico, nonché denunciate all’autorità giudiziaria per aver fornito dichiarazioni false o per aver omesso di comunicare informazioni necessarie all’atto della presentazione dell’istanza.
Controlli costanti
“L’attività posta in essere testimonia, ancora una volta, – si legge in una nota del comando provinciale della guardia di finanza di Ragusa – il costante impegno delle fiamme gialle iblee nella tutela delle uscite pubbliche per assicurare che i fondi destinati dallo Stato alle fasce più deboli, soprattutto nell’attuale fase emergenziale, siano correttamente utilizzati a favore di coloro che ne hanno effettivamente diritto e versano realmente in condizioni di disagio”.
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