Stanno facendo molto discutere a Ragusa i cartelloni di una pubblicità definita “sessista”.
L’iniziativa è di un’azienda che produce scooter elettrici.
La pubblicità è stata segnalata da cittadini e associazioni e il sindaco Giuseppe Cassì ha scritto all’Istituto di autodisciplina pubblicitaria affinché adotti i provvedimenti di propria competenza.
“L’Istituto ha, infatti, sottoscritto un Codice di autodisciplina – dice il sindaco – che consente di bloccare e far ritirare le campagne sessiste o offensive a un apposito organo giudicante, il Giurì della pubblicità. Al tempo stesso stiamo procedendo con una diffida per l’agenzia pubblicitaria”.
A creare sdegno è soprattutto lo slogan scelto dai consulenti della comunicazione dell’azienda che ha marcati riferimenti sessuali. Nel giro di pochissime ore, sono state tantissime le proteste da parte degli abitanti ma il contenuto del messaggio ha varcato i confini della provincia di Ragusa: la foto di quel manifesto, che riproduce una giovane donna a bordo di uno scooter, è stata postata e condivisa su numerosi profili Facebook, scatenando un’ondata di condanna verso questa campagna pubblicitaria.
“Squallida comunicazione. Alla ditta che ha commissionato la comunicazione daremo una dritta per scegliere una efficace comunicazione. Certamente l’indecenza non è il messaggio ma l’idea! Marketing sessista”. “Boicottiamolo””. “Ma è davvero affissa da qualche parte? E nessuno denuncia?”. E ancora: “Non ci voglio credere”. “Sapere che le mie figlie stanno crescendo in una società ancora così arretrata mi inorridisce”. Sono alcuni dei commenti che circolano sui social.
“Come organizzazione sindacale e come cittadine e cittadini ci consideriamo offesi dai messaggi degradanti e squallidi associati all’immagine che campeggia su un tabellone pubblicitario di Ragusa”. Lo dice Luisella Lionti, segretario organizzativo della Uil Sicilia e commissario della Uil Ragusa, che insieme al coordinamento Pari Opportunità, chiede la rimozione del cartellone pubblicitario.
“Attirare l’attenzione sul prodotto in vendita è l’obiettivo della pubblicità. Non più tollerato, però, se si tratta di pubblicità sessista e se lo scandalo va a intaccare la dignità della donna”, conclude Lionti.
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