Ieri, per la prima volta, ha provato l’emozione di tornare alto 1 metro e 80 grazie ad un esoscheletro di ultima generazione. Andrea També, un ex militare della Folgore, vittima di un incidente in moto e rimasto in sedia rotelle a soli 22 anni.
Andrea si è rimesso in piedi grazie a “Free Walk”, un esoscheletro di tecnologia giapponese, realizzato da Free Bionics, appena approdato in Europa. La presentazione è stata organizzata da Unipit, in collaborazione con Officine Ortopediche Rizzoli e dalla startup ORTHOM Group, composta da un team di giovani professionisti provenienti da tutta Italia e anche dall’estero.
“Dopo 13 anni in cui sono stato su una sedia a rotelle – ha detto Andrea Tambè – ritornare in piedi e guardare il mondo da quest’altezza, dal mio metro e ottanta, è un’emozione indescrivibile. Io ho avviato una raccolta fondi per poter avere la possibilità di acquistare un esoscheletro, che sarebbe costato 190 mila euro. Questo modello però, è più leggero. È più tecnologicamente avanzato, più adatto alla mia patologia e costa molto meno. È uno strumento di speranza per tutte le persone con disabilità motorie, è uno strumento che tutti i disabili dovrebbero avere. Io spero che lo Stato ci dia una mano: è ingiusto che un esoscheletro possa acquistarlo solo chi ha la possibilità economica”.
Andrea è passato dalla sedia a rotelle all’esoscheletro 2.0, vivendo l’emozione dei primi passi con lo sguardo rivolto verso uno splendido tramonto sul mare, aiutato e sostenuto da Pietro Di Falco, presidente di Unipit e ORTHOM Group, da Alessandro Nobili e Mattia Corsi, di Officine Ortopediche Rizzoli. Era presente anche il direttore generale dell’Asp, Angelo Aliquò.
“L’esoscheletro Free Walk – ha spiegato Mattia Corsi – è uno strumento adatto per soggetti con lesione midollare grave, completa o incompleta, che può essere utilizzato a seguito di lesioni da C7 in poi (cioè dalla settima vertebra e che mantengono l’uso delle braccia). Questo modello, molto leggero (appena 20 chili), è utilizzabile in soggetti da 1,50 a 1,90 metri di altezza, con un peso al di sotto dei 100 chili. È molto flessibile, facile da manovrare e, per pazienti attivi, può consentire una camminata fino a 4 chilometri orari. Dopo un percorso di riabilitazione personalizzato, sarà possibile, per il paziente, l’utilizzo dell’esoscheletro con maggiore autonomia”.
«Andrea è un ragazzo eccezionale. Vedere i suoi occhi davanti ai miei, vedere la sua forza e la sua determinazione, mi ha dato una forte emozione – ha detto Pietro Di Falco, che ha sposato con entusiasmo il progetto dell’esoscheletro 2.0. “Finalmente – ha aggiunto – la Sicilia si configura come punto di riferimento anche in un settore tanto all’avanguardia come quello della robotica. Ampliare l’offerta riabilitativa può essere un’opportunità: si potrebbe, infatti, non solo evitare che gli assistiti siciliani si rivolgano a strutture riabilitative fuori dalla propria regione, ma anche incrementare l’incoming di pazienti che provengono da altre regioni. Inoltre, il costo irrisorio del noleggio di questo dispositivo ottimizzerebbe i costi di riabilitazione. L’esoscheletro 2.0 è una grande chance per tutti i centri d’eccellenza del nostro territorio». Di Falco sottolinea un aspetto tecnico importante: «Questo modello di esoscheletro è eccezionale – aggiunge – è un “esoscheletro attivo”, ti dà la sensazione che sia il soggetto a guidare il movimento, rispettando l’intenzionalità della persona che lo utilizza. Un tecnico della riabilitazione sa quanto questo aspetto sia importantissimo, anche da un punto di vista psicologico, per il soggetto disabile”.
In Sicilia, oltre all’evento di Marina di Ragusa, ci sono state due dimostrazioni riservate: il 25 giugno mattino, all’Unità Spinale del Cannizzaro di Catania e stamattina, 26 giugno, presso l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico “Oasi Maria SS. di Troina”.