Nuovo capitolo nel processo per l’omicidio di Peppe Lucifora, il cuoco modicano trovato morto nella sua abitazione nel novembre 2019. Nell’udienza di oggi della Corte d’Assise d’Appello di Catania, davanti ai giudici Elisabetta Messina e Sabrina Lattanzio, la Procura generale ha chiesto la condanna a 17 anni e 4 mesi di reclusione per Davide Corallo, 41enne ed ex carabiniere, unico imputato per il delitto.

Assoluzione in primo grado e in appello

Corallo, difeso dagli avvocati Michele Vaira e Piter Tomasello, era stato assolto nel marzo 2022 nel processo di primo grado con formula piena, dopo aver trascorso due anni in carcere. La Procura di Ragusa e la parte civile, rappresentata dai fratelli di Lucifora e dall’avvocato Ignazio Galfo, hanno presentato appello contro quella sentenza.

La requisitoria dell’accusa e nuove prove

Oggi il sostituto procuratore generale Giovannella Scaminaci ha esposto in aula una lunga requisitoria, durata oltre tre ore, evidenziando gli elementi che secondo l’accusa proverebbero la colpevolezza di Corallo. Nel processo d’appello sono stati riascoltati consulenti e periti intervenuti nel primo grado, oltre a 12 nuovi testimoni. È stato anche nominato un ulteriore perito d’ufficio, il maggiore Cesare Rapone dei Ris di Roma, che ha effettuato altri due sopralluoghi nell’abitazione della vittima. Determinante, per le indagini, il ritrovamento nello scarico del lavandino del bagno di Lucifora di una traccia mista di sangue della vittima e dna dell’imputato, che collocherebbe Corallo sul luogo del delitto in orario compatibile con l’omicidio. La difesa ha però sempre contestato la datazione di quel reperto.

L’omicidio a Modica

L’omicidio, maturato probabilmente in ambienti omosessuali, aveva destato scalpore a Modica. Lucifora era stato trovato morto e seminudo nella sua camera da letto chiusa a chiave, con evidenti segni di soffocamento. L’autopsia accertò che fu strangolato da una presa letale alla trachea.

Le prossime fasi del processo

Dopo la requisitoria dell’accusa, il processo proseguirà nei prossimi mesi con le arringhe delle parti civili e della difesa. La sentenza della Corte d’Assise d’Appello è attesa per gennaio 2024. Oltre alla richiesta di condanna, la Procura generale ha sollecitato l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per Corallo e il pagamento di una provvisionale di 10.000 euro ciascuno ai tre fratelli della vittima, costituiti parte civile.