Sono 28 i migranti soccorsi da un mercantile liberiano nei giorni scorsi al largo della Libia e sbarcati oggi a Pozzallo. Lo afferma la Guardia Costiera sottolineando che il trasferimento dei naufraghi sulla motovedetta è avvenuto ad un’ottantina di miglia al largo delle coste siciliane e che sul mercantile non c’erano i corpi delle sei persone – due bimbi, un adolescente e tre donne – che secondo il racconto degli stessi migranti sarebbero morti di sete e fame.
Il mercantile, dice ancora la guardia Costiera, “si trovava in navigazione in prossimità della piccola imbarcazione alla deriva e procedeva al recupero di tutte le persone presenti a bordo” dopo essere stata “precedentemente dirottata in zona dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera italiana, unitamente ad un altro mercantile di bandiera italiana” proprio “per dare assistenza all’unità in difficoltà”.
Dalla nave inoltre “nella giornata di ieri veniva evacuata per gravi motivi sanitari una bambina in grave stato di disidratazione, e trasportata urgentemente, insieme alla madre, a La Valletta tramite un elicottero maltese”. I 28 sopravvissuti sono in “discrete condizioni di salute”.
Il Centro Astalli, Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Italia, esprime profondo cordoglio e dolore per i sei migranti siriani. Secondo UNHCR le vittime sono due bambini di uno e due anni, un adolescente e tre adulti, tutti morti per la fame e la sete. Sempre secondo Unhcr, i sopravvissuti sarebbero 26, molti in gravi condizioni, alcuni con profonde ustioni sul corpo.
Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli commenta: “Siamo sgomenti e addolorati per questa tragica notizia. Inaccettabile e profondamente sbagliato che l’Europa si ostini a lasciar morire nell’indifferenza sempre più colpevole degli innocenti. Si tratta di disperati in fuga da guerre, persecuzioni e miseria che cercano salvezza affidandosi ai trafficanti, in mancanza di alternative legali”.
Il Centro Astalli chiede con forza a chi si candida a governare il Paese e alle istituzioni nazionali e sovranazionali: la tempestiva attivazione di un’operazione di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale che salvi i migranti in difficoltà e li conduca in un porto sicuro che non può essere la Libia; l’apertura immediata di canali umanitari dalle zone di guerra o di crisi umanitarie e quote d’ingresso per la gestione di una migrazione legale, ordinata e sicura. Ripamonti conclude: “Continuare a restare fermi in posizioni di chiusura, voler bloccare gli arrivi è irrealistico. Governare le migrazioni per trasformarle in una risorsa per le nostre società è un banco di prova in cui si misurano capacità di costruire il bene comune e visione del futuro”.
(foto di repertorio)