Allo sbarco della Nave Diciotti, ieri notte a Pozzallo, l’équipe di psicologi e mediatori culturali di Medici Senza Frontiere (MSF) ha fornito primo soccorso psicologico alle persone soccorse, tra cui alcuni dei sopravvissuti all’ultimo naufragio nel Mediterraneo, recuperati dalla nave americana nove giorni fa e finalmente giunti a terra. Le prime testimonianze raccolte sul naufragio parlano di oltre 100 persone partite dalla Libia sullo stesso gommone, ma soltanto 41 arrivate in Italia. Almeno 60 avrebbero quindi perso la vita, tra cui i dodici i cadaveri lasciati in mare.
Le autorità locali hanno cercato di organizzare al meglio uno sbarco notturno molto complesso, con un totale di oltre 500 persone e una salma, e nonostante la situazione difficile hanno reso possibile l´accesso a MSF per offrire sostegno. Gli psicologi di MSF hanno parlato con i sopravvissuti per garantire un primo supporto al momento dell’arrivo e nei prossimi giorni, grazie all´accordo con le autorità locali, continueranno a fornire assistenza psicologica nei centri in cui verranno trasferiti.
“Non avevo mai visto occhi così impauriti e traumatizzati ad uno sbarco. Le persone erano senza forze. Dopo essere sopravvissuti al naufragio e aver visto morire compagni di viaggio e familiari, sono stati costretti a trascorrere nove lunghissimi giorni in mare e a sbarcare in piena notte, quando erano già molte ore che la nave si trovava in acque italiane, senza una destinazione assegnata” ha detto Teo di Piazza, coordinatore dell’équipe psicologica di MSF in Sicilia. “Alcuni di loro ci hanno detto che questo viaggio è sembrato durare un anno. Hanno solo bisogno di aiuto e di un po’ di umanità.”
Nella Giornata Mondiale del Rifugiato, MSF, che fornisce assistenza medico-umanitaria in decine di campi profughi e insediamenti informali in tutto il mondo, compresa l’Italia, ricorda che rifugiati, richiedenti asilo, migranti, sono in primo luogo persone, sopravvissute a situazioni drammatiche, a cui va garantito un porto sicuro nel più breve tempo possibile, assistenza, beni essenziali e condizioni dignitose, oltre alla possibilità di richiedere protezione.
“Mentre la nave Aquarius era lontana dalla zona di ricerca e soccorso perché costretta dalle autorità italiane a sbarcare in Spagna, altri precari barconi sono partiti dalla costa libica. Purtroppo c’è stato subito un nuovo naufragio, altri potranno accadere. Decine di sopravvissuti sono stati lasciati in mare per giorni prima di approdare in un porto sicuro” dichiara Anne Garella, capomissione di MSF in Italia. “L’imperativo umanitario di salvare vite deve avere la priorità. Le politiche non devono essere fatte sulla pelle dei più deboli, ma ai tavoli degli Stati Europei, ai quali chiediamo al più presto soluzioni concrete e responsabilità condivise per chi cerca protezione in Europa.”
MSF lavora in Italia dal 2002, agli sbarchi, nei centri per migranti in diverse regioni, in alcuni insediamenti informali e alle frontiere nord, dove fornisce assistenza medica, umanitaria, psicologica e orientamento socio-sanitario a rifugiati e migranti nel nostro paese. A Trapani, MSF ha aperto una clinica psicoterapeutica transculturale in collaborazione con la ASL locale. A Catania gestisce un centro residenziale per rifugiati e richiedenti asilo dimessi da strutture ospedaliere in Sicilia. A Roma MSF ha aperto un centro di riabilitazione per i sopravvissuti a tortura e per le vittime di trattamenti crudeli e degradanti. A Torino e Palermo, grazie alla collaborazione di volontari, aiuta rifugiati e migranti ad accedere al servizio sanitario nazionale, superando le barriere linguistiche e amministrative.
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