“I nostri assistiti sono indagati per il delitto di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravato, un reato gravissimo che il nostro ordinamento punisce con la reclusione fino a trent’anni. Depositeremo nei prossimi giorni istanza di riesame del provvedimento cautelare adottato dalla Procura di Ragusa poiché l’ingresso sul territorio nazionale non è stato ‘illegale’ ma è avvenuto nel rispetto delle procedure di legge e con assegnazione di un Place of Safety da parte delle autorità competenti”. Lo dicono gli avvocati Fabio Lanfranca e Serena Romano, che difendono i componenti della Ong Mediterranea saving humans, Luca Casarini, Beppe Caccia, Pietro Marrone e Alessandro Metz, gli ultimi due comandante e armatore della nave Mare Jonio.
“Riteniamo – aggiungono – che non sia possibile dubitare che le 27 persone soccorse l’11 settembre del 2020 versassero in uno stato di necessità e d’altronde ricordiamo che il personale dell’Unhcr, intervenuto al momento dello sbarco, ha constatato che si trattava di soggetti provenienti da Sudan, Ciad, Camerun, Libia e Eritrea in condizioni di vulnerabilità estrema, al punto da esprimere pubblicamente il proprio apprezzamento per l’intervento risolutivo della Mare Jonio nel superamento di una delle più drammatiche vicende umanitarie degli ultimi anni”, concludono.
“Mesi dopo l’operazione di salvataggio, Maersk Tankers ha incontrato i rappresentanti di Mediterranea per ringraziarli della loro assistenza umanitaria. In seguito a questo incontro, abbiamo deciso di dare un contributo di 125 mila euro a Mediterranea per coprire alcuni dei costi sostenuti in seguito all’operazione”. E’ quanto si legge in una nota firmata e diffusa ieri da Kis Soegaard, portavoce della compagnia danese di navigazione, Maersk Tankers, a seguito dell’inchiesta della procura di Ragusa che coinvolge esponenti della Ong Mediterranea. “Ad ora – si legge nella nota – non siamo stati contattati dalle autorità”.