L’operazione “Plastic Free”, condotta nel 2019 a Vittoria (RG) da Polizia e DDA di Catania, si avvia alla conclusione del processo. L’accusa ha ricostruito un’intesa criminale che coinvolge imprenditori, figure intimidatorie e raccoglitori di plastica, tutti legati alla Stidda. Il Pubblico Ministero Alfio Gabriele Fragalà ha chiesto condanne per un totale di 150 anni e 9 mesi di carcere per reati che includono estorsione, illecita concorrenza, lesioni, ricettazione, detenzione di armi, danneggiamento e traffico illecito di rifiuti, tutti aggravati dal metodo mafioso.

Il ruolo degli imprenditori Donzelli

Il settore del riciclo della plastica, cruciale per l’economia agricola del Ragusano, è da sempre oggetto di interesse della criminalità organizzata. Secondo l’accusa, Giovanni Donzelli, imprenditore della Sidi, avrebbe stretto accordi con Claudio Carbonaro e Carmelo Dominante, figure storiche della Stidda, fin dagli albori dell’organizzazione. Il figlio, Raffaele Donzelli, ha precedenti nel settore economico-finanziario per bancarotte fraudolente.

Carbonaro e D’Agosta: figure chiave dell’accordo criminale

Claudio Carbonaro, uomo d’onore di Cosa Nostra a Palermo, avrebbe avviato un clan nel Vittoriese, ed è accusato di numerosi omicidi tra gli anni ’80 e ’90. Salvatore D’Agosta, figura di spicco del clan rivale a quello di Carbonaro-Dominante, completa il quadro delle figure di spicco coinvolte nell’accordo.

La famiglia Minardi e il controllo della raccolta della plastica

La famiglia Minardi, con Emanuele, Antonino, Salvatore (classe ’74), Salvatore (classe ’95) e Crocifisso, rappresenta un gruppo storicamente attivo nella raccolta della plastica. Secondo l’accusa, avrebbero partecipato all’accordo criminale per ottenere vantaggi reciproci.

La strategia dell’accusa: un accordo criminale “strutturato”

L’accusa sostiene che le aziende di Donzelli, con l’obiettivo di eliminare la concorrenza, si sarebbero avvalse dell’influenza di Carbonaro e D’Agosta e del controllo della raccolta plastica da parte dei Minardi. Questo accordo, definito “strutturato” dal PM Fragalà, avrebbe garantito vantaggi a tutti i partecipanti. L’intesa sarebbe nata al rientro di Carbonaro a Vittoria, dopo un periodo di protezione, con la richiesta di lavoro e sostegno economico rivolta a Donzelli. La concorrenza di un’altra ditta avrebbe fornito l’occasione per un accordo: Carbonaro avrebbe ricevuto il 5% dei profitti, mentre la sua influenza avrebbe eliminato la concorrenza, favorendo Donzelli e i Minardi.

Le richieste di condanna e la fase finale del processo

Il PM ha chiesto condanne specifiche per ciascun imputato, tra cui 22 anni per Carbonaro, 16 anni e 8 mesi per D’Agosta, e pene variabili per gli altri coinvolti. Sono state inoltre richieste condanne per traffico illecito di rifiuti per altri imputati, mentre per alcuni reati si è proceduto con la richiesta di “non doversi procedere per prescrizione”. Le difese avranno ora quattro udienze per presentare le loro argomentazioni, prima della sentenza di primo grado.

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