Le violente sollecitazioni dei costi delle commodities indotte dagli effetti del conflitto scoppiato lo scorso 24 febbraio nel cuore d’Europa mettono sotto pressione una ampia platea di imprese.
La guerra dei prezzi e dei mercati sconvolti dal conflitto
Nelle prime linee della guerra dei prezzi e dei mercati sconvolti dal conflitto, sono compresi un quinto (21,8%) degli occupati del sistema produttivo siciliano: si tratta di 46 mila imprese, la quasi totalità con meno di 50 addetti (99,5%), con 160 mila addetti, quattro su cinque (80,6%) occupati in micro e piccole imprese (MPI).
Imprese maggiormente sotto stress a Ragusa, Siracusa e Caltanissetta
A livello provinciale si osserva un più alto coinvolgimento del sistema produttivo nei settori maggiormente sotto stress a causa del conflitto in corso a Ragusa con il 25,2% di occupati coinvolti nelle imprese in prima linea, seguita da Siracusa con il 24,9% e da Caltanissetta con il 24,4%.
I settori più colpiti
Nel dettaglio si collocano nella trincea avanzata i settori con una maggiore intensità energetica: dalla metallurgia alla petrolchimica, dalla carta al vetro, dalla ceramica ai trasporti.
Il divario tra costi e ricavi insostenibile
Nei comparti manifatturieri energy intensive sono sempre più numerosi i casi in cui il divario tra costi e ricavi diventa insostenibile, costringendo al fermo dell’attività: a due anni dal lockdown sanitario siamo arrivati al rischio di lockdown energetico per 2.363 MPI con 8.721 addetti.
Il caro carburanti mette in difficoltà oltre 7300 imprese
Il caro-carburanti colpisce il trasporto merci e persone, già colpiti pesantemente con la pandemia, comprimendo i margini per 7.343 MPI con 28.274 addetti.
Le carenze di materie prime provenienti da Russia e Ucraina
Le carenze di materie prime provenienti da Russia e Ucraina, associate a costi crescenti delle forniture, coinvolgono le imprese nei settori dell’alimentare, dei metalli e delle costruzioni, un perimetro in cui operano 35.541 MPI con 91.989 addetti.
Musumeci: “Pronti a mitigare crisi per le imprese”
“La Regione Siciliana è pronta a intervenire, da subito, per limitare le conseguenze economiche che il conflitto in corso in Europa sta già producendo sulle imprese dell’Isola”. Lo ha ribadito il 17 marzo il presidente Nello Musumeci, incontrando a Palazzo Orleans i vertici di Confidustria Sicilia: il presidente Alessandro Albanese e i vice Antonello Biriaco e Gregory Bongiorno.
Presenti alla riunione anche gli assessori all’Economia Gaetano Armao, alle Attività produttive Mimmo Turano e alle Infrastrutture Marco Falcone con i dirigenti generali dei dipartimenti e il presidente dell’Irfis Giacomo Gargano.
“Siamo entrati in economia di guerra”
“Non abbiamo avuto – ha detto Musumeci – neanche il tempo di uscire da due anni di pandemia che siamo entrati in economia di guerra. Abbiamo il dovere di ascoltare il grido di allarme che arriva dalle imprese e l’appello di Confindustria non ci coglie, comunque, impreparati. Le centinaia di migliaia di imprese dell’Isola rappresentano la fonte di ricchezza del nostro territorio e come già fatto in passato – e come riconosciuto anche oggi anche dai vertici di Confindustria – il governo della Regione continuerà a lavorare a favore del tessuto imprenditoriale”.
Costo materie prime in crescita esponenziale
I rappresentanti delle imprese hanno evidenziato un esponenziale e insostenibile incremento del costo delle materie prime, la difficoltà nell’approvvigionamento, l’aumento degli oneri per la fornitura di energia, il rincaro del prezzo dei carburanti.
Regione ha stilato decalogo di interventi
Il governo Musumeci, tramite l’assessorato all’Economia e con le iniziative degli assessorati alle Infrastrutture e alle Attività produttive, ha già stilato una sorta di decalogo di interventi che è possibile attivare nel breve e medio periodo. Primo fra tutti mobilitare tutte le risorse finanziarie disponibili, soprattutto extra regionali, per orientarle a favore della “nuova crisi”. Regione e Confindustria hanno concordato che le priorità riguardano: la decontribuzione del costo del lavoro, la proroga della moratoria dei mutui e la revisione del prezzario nel campo dei lavori pubblici.
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