Un vecchio tronco d’ albero fino a poco tempo addietro sommerso dall’acqua della diga Santa Rosalia, in provincia di Ragusa. Come è noto si tratta di un bacino artificiale creato lungo il letto del fiume Irminio. Un posto che, nonostante l’origine non naturale, riesce ad attirare numerosi uccelli ed in particolare quelli acquatici o comunque legati agli ambienti umidi.
Purtroppo nel passato non sono mancate le polemiche tra cui quelle derivanti dalla frequentazione da parte dei cacciatori e pescatori.
Proprio a questi ultimi sembra doversi ricollegare una macabra scoperta. Dopo che le acque dell’invaso si sono abbassate di livello, è venuto alla luce il tronco di un albero di quella che un tempo era una delle cave del ragusano. Avviluppato nel mortale intreccio di fili di nylon, è possibile scorgere quel che resta di un Gabbiano reale. Nello scatto di Giorgio Favaccio, si nota proprio il tipico piumaggio della specie; la postura rimasta impressa e probabilmente dovuta ai tentativi di liberarsi.
E’ probabile che i fili di nylon fluttuanti abbiano creato una sorta di rete che ha poi costituito una trappola mortale per il povero animale. Quasi sicuramente è morto di fame, non riuscendo più a spostarsi.
Purtroppo non è la prima volta che attrezzi da pesca, soprattutto fili di nylon e reti, lasciati da pescatori indisciplianti, causano gravi danni alla fauna selvatica. E’ di appena pochi giorni addietro la notizia di un Gabbiano morto appeso ad un palo di Riposto (CT). L’animale era rimasto bloccato da una lenza da pesca.
Lo scorso dicembre, poi, un Gabbiano comune “torturato” da un pesce alle foce del fiume Oreto, a Palermo. Era un’esca artificiale abbandonata dai pescatori assieme al filo di nylon. Il tutto pendeva penosamente da una zampa.