È morto il sacerdote don Raffaele Campailla, parroco della chiesa Santissima Nunziata di Ragusa. Era ricoverato da tre settimane in ospedale a causa del Covid 19. Don Raffaele aveva 47 anni: era originario di Comiso.
L’annuncio è stato dato sul sito della Diocesi di Ragusa dal vescovo Carmelo Cuttitta e dai confratelli sacerdoti.
“Il cuore generoso e appassionato di don Raffaele Campailla ha cessato di battere”.
Ieri era era morto un altro sacerdote ragusano, don Romolo Taddei, 79 anni, a lungo direttore dell’Ufficio di pastorale familiare della diocesi: anche lui ricoverato per Covid.
Ma non si tratta degli unici due sacerdoti morti in questi giorni.
E’ deceduto nella mattina di ieri Don Alessandro Manzone, parroco della parrocchia di Maria Santissima Madre della Misericordia di via Liguria a Palermo: da diversi giorni era ricoverato in una struttura ospedaliera a causa delle complicazioni insorte dopo aver contratto il virus Covid-19; fin da subito le sue condizioni erano apparse critiche. L’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice ricorda don Alessandro nelle sue preghiere e in quelle dell’intera comunità ecclesiale.
E’ stato proprio Lorefice a celebrare stamane le esequie di Don Alessandro presso la parrocchia Maria Santissima Madre della Misercordia con la partecipazione dei familiari secondo le disposizioni vigenti.
Il 19 novembre, la morte di un altro sacerdote a Palermo. Era stato ordinato sacerdote appena due mesi fa.
E’ morto a 55 anni padre Girolamo Casella. Aveva contratto il Covid e si trovava ricoverato al Civico, dove ha avuto un infarto.
Prima diacono, poi sacerdote dei Servi dei poveri del Beato Giacomo Cusimano, insegnava religione all’istituto Lombardo Radice di Palermo. Aveva insegnato anche all’Itc “Luigi Sturzo”. Don Casella, ricoverato all’ospedale Civico da sabato scorso, era stato ordinato presbitero appena lo scorso 24 settembre 2020, per l’imposizione delle mani del vescovo di Caltagirone, Calogero Peri.
La notizia del suo decesso, diffusa sui social dall’arcidiocesi, è stata accolta con commozione da quanti lo conoscevano, in particolare nel quartiere Kalsa.
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