“Con rammarico apprendiamo che, con l’ordinanza del 31 agosto scorso del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, riguardo ulteriori misure per l’emergenza epidemiologica da Covid-19, viene consentita l’attività di ristorazione (bar, pizzerie, pub, pasticcerie, panifici e similari) nei comuni di Comiso e Vittoria, che si trovano in zona arancione, all’aperto e anche al chiuso (solo ai clienti dotati di greenpass), mentre i cinema non possono riprendere l’attività”. Lo dice Giuseppe Gambina (nella foto), presidente Anec Ragusa, che sottolinea come dal 6 agosto scorso per entrare al cinema, sia al chiuso che nelle arene all’aperto, vengono richiesti: il greenpass; la misurazione della temperatura; la firma nell’elenco dei clienti che viene tenuto per 14 giorni; il distanziamento sociale; la mascherina.

Ratio dell’ordinanza “incomprensibile”

“Sin dalle prime aperture nel 2020 e poi nel 2021, durante la pandemia – aggiunge Gambina – i cinema hanno sempre osservato e fatto osservare tutte le regole per la salute pubblica, imposte sia dal governo nazionale che da quello regionale, e infatti le sale sono state sempre luoghi sicuri. Non si comprende quindi la ratio dell’ordinanza  che, in particolare  nel  territorio ipparino, non consente la riapertura della multisala Golden di Vittoria e l’arena Golden estivo di Scoglitti”.

Cinema sicuri

Sulla vicenda interviene anche il presidente regionale di Anec, Paolo Signorelli: “Siamo nelle condizioni dopo ulteriori sacrifici di lavorare in totale sicurezza, il governo regionale con il governo nazionale chiarisca la normativa in relazione a chi lavora con tutte le prescrizioni previste, non possiamo fermarci nuovamente e interrompere il mercato cinematografico nella fase di ripartenza, il cinema e tutto lo spettacolo hanno sempre dimostrato efficienza e collaborazione nella gestione delle regole imposte senza gridare, ma sperando nella giusta attenzione del governo. La mancata ordinanza di riapertura per i cinema di Ragusa speriamo sia un caso isolato, tutte le categorie hanno lo stesso diritto di lavorare”.

 

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