- Non chiese soldi ai pazienti per ‘saltare’ le liste di attesa ed essere operati prima
- Lo hanno stabilito i giudici di appello che hanno assolto il chirurgo Ignazio Massimo Civello, ex primario dell’ospedale Civile di Ragusa
- L’uomo, condannato in primo grado a sette anni e sei mesi di reclusione, era accusato di concussione, falso e lesioni gravissime
E’ stato assolto in appello il chirurgo Ignazio Massimo Civello, già primario del reparto di Chirurgia dell’ospedale Civile di Ragusa. Era accusato di concussione, falso e lesioni gravissime. I giudici d’appello gli hanno revocato anche tutte le misure civilistiche di risarcimenti, spese legali e provvisionali.
L’assoluzione dopo la condanna di primo grado del 2016
Civello, difeso dagli avvocati Michele Sbezzi e Carmelo Grasso, si era appellato alla sentenza di primo grado, dell’ottobre 2016, che l’aveva condannato a sette anni e sei mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali e alla esclusione delle attività lavorativa.
L’inchiesta “Alpi Iblee”
L’inchiesta che coinvolse l’ex primario venne condotta nel 2011 dai carabinieri dei Nas che l’avevano denominata “Alpi Iblee”. Secondo quanto riportano gli atti d’indagine dei carabinieri, si contestavano al professionista “numerosi casi di concussione ai danni di altrettanti pazienti, indotti dal primario a richiedere le sue prestazioni a pagamento con la falsa prospettazione, in caso contrario, di lunghissime liste d’attesa dando la priorità a quei pazienti che erano transitati nello studio privato del medico”.
Le accuse a carico del medico
In primo grado il chirurgo era stato condannato con l’accusa di aver chiesto somme non dovute da malati bisognosi di interventi chirurgici per saltare le liste di attesa ed essere operati in regime di attività libero professionale intramoenia. Sempre in primo grado, erano stato assolti invece gli altri due medici indagati, Ignazio Antonacci e Rosario Arestia e l’imprenditore catanese Sebastiano Raciti che erano finiti dentro il processo denominato ‘Alpi iblee’. Nel 2016 il pm Marco Rota aveva chiesto la condanna a 7 anni e 8 mesi per Civello, un anno e 4 mesi per il medico Rosario Arestia, collaboratore di Civello, e l’assoluzione per Antonacci e Raciti. Nel gennaio 2011 Civello era stato in carcere per 18 giorni.
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