Si mette in moto la macchina organizzativa per la mobilitazione di domani a Pozzallo per chiedere la chiusura dei centri di accoglienza per migranti in Sicilia. All’appuntamento di domani, sabato 27 ottobre, ci sarà anche Federconsumatori Sicilia. partenza prevista alle 10,30 dalla zona industriale, in via dello Sviluppo, proprio dove ha sede l’attuale Cpr della cittadina del Ragusano.
La manifestazione di carattere regionale è promossa dalla Cgil e da molte altre associazioni per chiedere la chiusura dei centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) dei migranti. Secondo Federconsumatori, infatti, il rispetto delle regole da parte di tutti è alla base di una società e di un’economia sane. Da questo punto di vista i Cpr rappresenterebbero, a detta degli aderenti alla manifestazione, “una palese violazione dell’articolo 13 della Costituzione Italiana”. Tale articolo, infatti, prevede che “non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”.
I Cpr, invece, secondo i manifestanti, non sono altro che una detenzione preventiva dei migranti. “Andremo a Pozzallo a portare la nostra voce – dichiara il presidente di Federconsumatori Sicilia, Alfio La Rosa – a difesa di una società libera, rispettosa di tutti e soprattutto della legge. Chiederemo, insieme a tutte le altre associazioni, la chiusura dei CPR in tutto il territorio nazionale”. Alla manifestazione partecipano Cgil, Arci, Libera, Uisp, Auser, Mediterranea Saving, Anpi, Emergency, Asgi e, per l’appunto, Federconsumatori Sicilia.
Il mese scorso è arrivato il via libera dal Consiglio dei Ministri alle nuove norme sull’immigrazione, inserite nel Decreto Sud. Il premier Giorgia Meloni ha parlato di “misure molto importanti”. Tra queste “una modifica del termine di trattenimento nei Centri di permanenza per i rimpatri di chi entra illegalmente in Italia, che verrà alzato al limite massimo consentito dalle attuali normative europee: 6 mesi, prorogabili per ulteriori 12, per un totale di 18 mesi”.