Ancora novità nel corso delle indagini sulla morte del piccolo Loris Stival avvenuto a Santa Croce Camerina e per la quale è sotto inchiesta la mamma accusata di averlo ucciso.
Adesso emerege un’ombra dentro l’auto di Veronica Panarello mentre parcheggia a casa e mentre passa davanti al supermercato Despar il giorno della morte di suo figlio Loris. E’ quanto risuterebe dall’analisi delle immagini agli atti dell’inchiesta della donna accusata di avere ucciso il bambino attraverso un software realizzato dall’ingegnere Marcello Locurto, esperto informatico, mostrate a “Mattino Cinque“.
Analizzando i frame dei video, nell’autovettura Polo di Veronica Panarello, che sta parcheggiando in retromarcia nel garage, secondo la lettura dell’esperto “ci sarebbe una sagoma sul sedile posteriore, lato opposto conducente”. Inoltre, ritiene di potere notare “nel passaggio alla rotonda di fronte al supermercato Despar alla guida della Polo una figura con corporatura robusta, non riconducibile a Veronica Panarello”.
Dalla visione delle immagini, sostiene di avere anche individuato “nella Polo con a bordo Veronica la presenza in auto anche dei due figli” della donna. Secondo questa analisi in auto con l’imputata ci sarebbe una seconda persona, che potrebbe avere avuto un ruolo nella vicenda.
Né la Procura, né ambienti investigativi attivi nelle indagini hanno voluto commentare, limitandosi a sottolineare che “l’inchiesta è in sede di processo davanti a un Gup”. L’avvocato Francesco Villardita, che assiste Veronica Panarello, ha detto di “non essere a conoscenza” di questa analisi e di “non potere parlare di ciò che non si conosce”.
Nei mesi scorsi era occorsa ancora una svolta con le prime ammissioni della Panarello secondo la quale Loris sarebbe morto mentre giocava.
Loris Stival sarebbe morto mentre giocava con le fascette elettriche che lo hanno strangolato.Sarebbe questa infatti l’ultima versione che la madre del bambino morto a Santa Croce Camerina avrebbe fornito agli investigatori. Per Veronica Panarello, al momento unica accusata dell’omicidio del piccolo, si sarebbe trattato, dunque, di un “incidente”, avvenuto dopo che lei era tornata a casa dopo avere accompagnato a scuola il figlio più piccolo. Sulle ragioni che l’avrebbero spinta a non raccontare il fatto, la paura che nessuno le avrebbe creduto.