Hanno risposto al gip, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, il candidato al Consiglio Comunale di Palermo di Fdi Francesco Lombardo e il boss Vincenzo Vella, arrestati venerdì scorso per scambio elettorale politico-mafioso.
Lombardo, che ha preso 159 voti in tutto, è accusato di aver stretto un patto elettorale con il capomafia di Brancaccio al quale, in cambio di voti, avrebbe garantito appoggio assicurandogli che, se eletto, avrebbe fatto parte della commissione Edilizia.
Qualche giorno prima, con le stesse accuse, erano stati arrestati anche il costruttore mafioso Agostino Sansone e il candidato consigliere di Fi Pietro Polizzi (che ha avuto 55 voti).
L’aspirante consigliere comunale, il 28 maggio, avrebbe incontrato il mafioso e gli avrebbe chiesto il sostegno alle elezioni che si sono svolte domenica scorsa.
L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido.
Lombardo è ex consigliere comunale di Villabate.
“Palermo merita le mie attenzioni”, per dare il “dare il massimo nell’interesse della città dove ho vissuto e scorrazzato per le strade del mio quartiere di origine Così Francesco Lombardo, lo scorso 4 aprile lanciava su Facebook la sua candidatura al consiglio comunale di Palermo. Lombardo, in passato, ha rivestito il ruolo di vicepresidente del consiglio comunale di Villabate, per la lista di Fratelli d’Italia di Villabate che appoggiava il sindaco Gaetano Di Chiara.
Le figlie di Lombardo sono scese in campo sui social per difendere il padre, che non si è mai, a differenza di Polizzi, ritirato dalla competizione elettorale.
“Sapete che persona è nostro padre però meglio rinfrescare le menti, noi non saremo mai e poi mai delle persone così per come avete presentato e definito lui”: lo scrivono su Facebook Giulia e Federica Lombardo, le figlie del candidato arrestato.
Siamo “da sempre persone leali, buone e tutti gli aggettivi positivi che si possano attribuire, e la gente che ci conosce sa che siamo persone oneste – aggiungono le figlie dell’arrestato – Nostro padre ha sempre lavorato in maniera onestà, sta a contatto con tantissime persone perché fa parte del suo lavoro ma ha sempre condiviso e lottato per avere un mondo pulito”.
Le familiari attaccano, poi, i commenti sui social ma anche gli articoli dei giornali scritti sulla base delle accuse mosse dalla Procura di Palermo. “Tutti i commenti visti fino ad ora si possono anche risparmiare perché si parla sempre senza sapere e conoscere ma basandosi su quel che si legge senza accertarsi se è verità o no come una massa di pecore”.
Infine una presa di distanza da atteggiamenti criminali: “Mio padre e di conseguenza la mia famiglia è stata, è e sarà, sempre onesta, leale e sincera. Non affiancateci a qualcosa che non siamo e mai saremo. Prima di parlare e scrivere bisogna pensare e contare tante volte”.
Lombardo è stato arrestato il 10 giugno nell’ultimo giorno di campagna elettorale. Il provvedimento è stato assunto dal gip sulla base di una richiesta della procura di Palermo. Secondo i pm che hanno indagato “sussistono urgentissime esigenze di tutela di beni primari in ragione della prossima competizione elettorale del 12 giugno: in assenza di adeguate misure cautelari l’esercizio del diritto-dovere di voto di una estesa parte dell’elettorato diverrebbe merce di scambio da assoggettare al condizionamento e all’intimidazione del potere mafioso e dunque sottratto al principio democratico”.
Vincenzo Vella ha scontato due condanne definitive per associazione mafiosa. Recentemente era stato condannato a 20 anni, ma la corte d’appello un anno fa aveva annullato la sentenza per un vizio di forma: per questo era stato scarcerato ed era libero.