Il voto che gli italiani esprimeranno il 25 settembre. ormai fra poco più di dieci giorni, potrebbe non servire a nulla. Al contrario potrebbe gettare il Paese nel caos. Almeno in teoria. E’, infatti, pendente un ricorso sulla legge elettorale ma la decisione non arriverà che dopo l’insediamento del nuovo governo, abbattendo, dunque, di molto i rischi di un vero caos.
Dieci giuristi messinesi, tra cui Enzo Palumbo già senatore del partito liberale e componente del Csm, sostengono, infatti, che il 25 settembre si voterà con una legge elettorale incostituzionale. La loro tesi, sviluppata in un ricorso, è da quasi due anni e mezzo all’esame della Corte d’appello di Messina. Si sono già tenute sette udienze e l’ultima è stata rinviata al 20 febbraio 2023.
“Siamo – sostengono i giuristi – di fronte a una sorta di gioco dell’oca tra rinvii d’ufficio a lontanissime udienze e inutili tentativi di anticiparle con reiterate istanze, in esito alle quali l’udienza è stata anticipata e nuovamente differita d’ufficio per la mancata sostituzione del giudice che doveva occuparsene”. Le lungaggini del giudizio sono criticate dai giuristi, tra i quali docenti universitari e avvocati. Nel loro ricorso ricostruiscono il travagliato iter parlamentare seguito per l’approvazione del “Rosatellum” e segnalano una presunta violazione dei principi della sovranità popolare, della pari dignità e dell’eguale capacità politica ed elettorale, attiva e passiva dei cittadini.
Denunciata anche la violazione dei principi di rappresentanza territoriale, tutelata dalla Costituzione con la previsione del voto personale che, secondo i ricorrenti, il “Rosatellum” non garantisce quando prescrive “l’irragionevole voto congiunto tra candidati nei collegi uninominali maggioritari e nei collegi plurinominali proporzionali, oltre che per il meccanismo di trascinamento tra candidati e liste estranei al territorio dell’elettore”. A causa dei tanti rinvii, sostengono ancora i giuristi, una decisione arriverà quando il nuovo Parlamento si sarà insediato e “quindi non ci sarà più nulla da fare, almeno per la prossima legislatura, eletta con questa legge che tutti considerano pessima, e che i ricorrenti, quasi tutti di area liberale, hanno sin qui inutilmente contestato anche alla luce dei principi fissati dalla Corte costituzionale che ha dichiarato l’incostituzionalità del famoso “porcellum”.