Ci sono anche gli ex coordinatori della Lega in Sicilia Angelo Attaguile e Alessandro Pagano tra i 96 indagati per voto di scambio nell’inchiesta della Procura di Termini Imerese che coinvolge 96 politici tra assessori regionali, deputati e sindaci.
Nell’inchiesta, scaturita da un’indagine sui fratelli Salvino e Mario Caputo, figurano tra gli altri l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro, l’assessore regionale al Territorio Toto Cordaro, il capogruppo all’Ars di Diventerà Bellissima Alessandro Aricò, il sindaco di Termini Imerese Francesco Giunta.
L’indagine, partita in merito alle elezioni regionali del 2017 si è poi allargata alle amministrative di Termini Imerese di due anni fa.
Il caso che ha mosso l’inchiesta è quello dei fratelli Salvino e Mario Caputo, il primo ex deputato regionale ed ex sindaco di Monreale, che a causa di una condanna non poteva essere candidato. Al suo posto è stato presentato il fratello ma nella comunicazione elettorale sarebbe stato utilizzato un raggiro: il nome di Mario Caputo era accompagnato dalla indicazione “detto Salvino” che avrebbe, secondo la Procura, indotto gli elettori a votare un candidato scambiandolo per l’altro.
“Prima dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, notificato all’on. Angelo Attaguile, nella giornata del 13 marzo scorso, nessuna notizia il mio assistito aveva ricevuto dalla Procura di Termini Imerese e l’unica conoscenza del procedimento derivava dalle notizie diffuse dalla stampa nei mesi scorsi”. Lo afferma l’avvocato Antonio Fiumefreddo.
Il legale spiega: “Ora che invece è finalmente possibile avere lettura degli atti – puntualizza il penalista – procederemo immediatamente a chiedere l’interrogatorio al fine di chiarire tempestivamente l’assoluta estraneità dell’on. Attaguile a qualsiasi condotta illecita, non essendosi peraltro lo stesso mai occupato della candidatura del fratello dell’on. Caputo. Siamo certi che in relazione alla posizione di Attaguile, la vicenda si potrà chiarire davvero in tempi rapidi”.
“Sono sorpreso. Francamente ritenevo che dopo le decisioni del Tribunale della libertà di Palermo, della giunta per le autorizzazioni della Camera dei Deputati e di ben due pronunciamenti della Corte di Cassazione circa l’assenza di fumus del reato, la Procura avesse tutti gli elementi per chiedere da subito l’archiviazione sulla questione riguardante il presunto scambio di nominativo del candidato Caputo”. Così l’On. Alessandro Pagano, vice Presidente del gruppo parlamentare della Lega alla Camera dei Deputati, a proposito dell’avviso di chiusura delle indagini notificatogli dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese nell’ambito dell’inchiesta sui fratelli Caputo.
“Sarà compito dell’Autorità giudicante, sulla cui imparzialità e serenità confido – prosegue Pagano – decidere se questa vicenda merita un lungo ed estenuante processo oppure no. Risulta confermata peraltro la mia assoluta estraneità ad ipotesi di voto di scambio cui diversi organi di informazione, senza distinguere le posizioni dei soggetti indagati, ancora con grave superficialità continuano ad accostarmi”.
“La grave lesione della mia identità politica, da sempre e notoriamente incompatibile con pratiche del genere, – conclude Pagano – mi costringe per rispetto degli elettori e del partito in cui milito a tutelare la mia posizione dinanzi all’autorità giudiziaria nei confronti di coloro i quali diffondono notizie prive di fondamento”.
“Sono sicuro della mia estraneità ai fatti e di aver agito correttamente: non ho mai promesso posti di lavoro in cambio di voti. Dopo aver ricevuto e studiato le copie degli atti, attraverso i miei legali chiederò ai magistrati di essere sentito al più presto” dice, invece, Filippo Tripoli.
“Se sul piano giudiziario mi sento assolutamente sereno – aggiunge – sul piano politico mi amareggia il fatto che la notizia sia uscita proprio nel mezzo della campagna elettorale per le amministrative a Bagheria, che mi vede candidato a sindaco”.
“È evidente, infatti – continua Tripoli – che tale notizia rappresenta una ghiotta quanto meschina occasione di strumentalizzazione da parte di qualche avversario. Anche da parte di chi come l’onorevole regionale Salvatore Siragusa, del M5S, sbandierando il vessillo della legalità ha sostenuto un sindaco non solo indagato, ma anche rinviato a giudizio per falso ideologico, turbata libertà degli incanti, violazione del segreto di ufficio e abuso di ufficio al fine di perseguire interessi personali e familiari. Non ricordo, infatti, che Siragusa abbia chiesto nè a Patrizio Cinque nè ai consiglieri del Movimento di fare un passo indietro”.
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