Si costituiranno parte civile all’udienza preliminare, davanti al gip, i 13 ragazzi portatori di handicap vittime di violenze da parte di 5 operatori del centro in cui risiedevano.
Tra i legali che li assisteranno l’avvocato Laura Lo Giudice che difende un giovane autistico di origini bengalesi. I 5 sono indagati per abusi e violenze.
Due delle 15 vittime sono decedute
Due delle 15 vittime sono decedute prima dell’inizio dell’udienza preliminare. Gli abusi sarebbero avvenuti nel centro per disabili mentali Ben Haukal, nel quartiere Brancaccio, a Palermo. Secondo l’accusa gli operatori finiti sotto inchiesta – tre di loro sono ancora ai domiciliari – avrebbero sistematicamente picchiato e maltrattato gli ospiti della struttura.
Indagine svelò che i pazienti venivano picchiati
L’indagine, coordinata dalla Procura di Palermo, svelò che nel centro residenziale per disabili i pazienti venivano picchiati, sottoposti a continue punizioni fisiche e umiliazioni psicologiche. Le intercettazioni ambientali audio e video, effettuate 24 ore su 24 nella struttura, con la costante presenza a poca distanza di una pattuglia di carabinieri pronta a intervenire, hanno documentato azioni, ben lontane dalla mission del centro assistenziale.
Le immagini eloquenti
Nelle immagini si vedeva un operatore sbattere a terra un disabile seduto su una poltrona. E ancora un’altra operatrice che picchiava un giovane che non voleva stare seduto, o un dipendente che lanciava una sedia contro un ospite. In alcuni casi gli assistiti venivano strattonati, spinti sui divani o colpiti con schiaffi così forti da far loro sbattere la faccia contro il muro. Il centro era gestito dall’Aias.
Ai domiciliari finirono Salvatore Omezzoli, 48 anni; Salvatore D’Anna, 33 anni, e il bagherese Francesco Restivo, 61 anni. Per le palermitane Viviana Lombardo, 28 anni e Anna Zora, 41 anni, il Gip dispone l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e il divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalle persone offese. L’inchiesta nacque quando un assistente sociale si accorse della presenza di lividi su uno dei ragazzi e denunciò il fatto al responsabile della struttura.
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