Un uomo è stato arrestato a Palermo dalla polizia con l’accusa di violenza sessuale ai danni di un minore e atti sessuali con un minorenne.
L’uomo un imprenditore palermitano è stato arrestato lo scorso 9 febbraio, la notizia si è appresa oggi. L’arrestato è stato portato nel carcere Pagliarelli dalla polizia.
È un’accusa terribile quella che ha portato in carcere un commerciante molto noto, che si sarebbe reso responsabile di violenza sessuale nei confronti di una ragazzina, figlia della convivente. Una notizia sui cui contorni c’è il più stretto riserbo.
Non riveliamo il nome dell’arrestato, ovviamente, per garantire che non possa essere identificata la piccola vittima. Ma non è mai stata formalmente comunicata neppure la notizia del suo arresto, effettuato il 9 febbraio dalla Squadra mobile. L’inchiesta era scattata grazie alla denuncia della compagna, con cui l’uomo avrebbe un’altra bambina. Secondo le scarne informazioni che si sono apprese ieri, l’uomo sarebbe stato scoperto proprio grazie alle confidenze della adolescente: sarebbero venuti fuori così abusi consumati in assenza della mamma e nei confronti di una ragazzina per la quale l’arrestato di fatto era come un padre.
Intanto per un altro presunto caso di violenza in famiglia, denunciato a Bagheria, due genitori rischiano di essere condannati per maltrattamenti in famiglia e atti persecutori e il padre anche per violenza sessuale aggravata. Al processo, che si sta svolgendo con il rito abbreviato a Termini Imerese, davanti al gup Claudio Emanuele Bencivinni, il pm aveva già chiesto otto anni per l’uomo e due per la donna; ma ora si è appreso che la stessa ragazza risulta indagata per calunnia dalla Procura della città. La giovane, ora maggiorenne, aveva raccontato episodi di violenza estrema che avrebbe subito all’interno del nucleo familiare quando era minorenne. Le indagini, svolte dal commissariato di polizia di Bagheria su delega del pm Annadomenica Gallucci, avevano preso il via dalla sua denuncia, presentata nel 2016, quando era appena diciottenne e aveva riferito di «essere stata oggetto delle costanti attenzioni sessuali da parte del padre». Secondo il suo racconto, il genitore l’avrebbe costretta da quando aveva 7 anni, con cadenza quasi giornaliera, a denudarsi e ad avere rapporti, a suo dire per una sorta di «punizione» per il suo essere omosessuale. Agli stupri sarebbero seguite le percosse, i maltrattamenti e le minacce, anche da parte della madre.
Il 14 giugno 2018 la coppia era stata arrestata. All’interrogatorio di garanzia i due avevano negato con forza le accuse mosse dalla Procura di Termini, tanto da indurre il gip Stefania Gallì a revocare la custodia cautelare in carcere, perché la loro versione dei fatti «scalfisce fortemente il quadro indiziario. Gli indagati – scriveva il gip – senza essersi accordati, hanno offerto possibili spiegazioni in ordine ai motivi sottesi alle gravi denunce della figlia». Una motivazione poi condivisa dal Tribunale del riesame, nel confermare la scarcerazione. «Abbiamo denunciato noi – afferma l’avvocato Giuseppe Mancuso Marcello, difensore degli imputati – la parte civile. Sono convinto dell’insussistenza di tutte le accuse».
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