Fermare la violenza sulle donne, la violenza di ogni tipo, e creare una strategia sistemica, culturale e di prevenzione. Passare dall’indignazione all’azione, è stato questo il tema del dibattito organizzato all’Assemblea Regionale siciliana. Il convegno, organizzato dall’Associazione Emily ha ottenuto il sostegno della Presidenza della Commissione regionale Antimafia.
“La violenza di genere è solo la punta di un iceberg costituito da discriminazioni in ogni ambito. In Sicilia solo una donna su tre lavora ed è un impiego precario”, ha detto il presidente di Emily, Milena Gentile. “L’adesione di tanti professionisti e associazioni all’iniziativa di oggi dimostra un’attenzione di qualità verso questo tema – ha aggiunto Gentile – siamo stanchi della spettacolarizzazione della violenza e del racconto morboso che se ne fa. È tempo di un impegno serio al quale siamo chiamati tutte e tutti, nessuno escluso”.
Nel corso del dibattito il tema è stato affrontato sotto ogni prospettiva, presentando anche casi virtuosi, come la storia del Pronto soccorso che il Policlinico di Palermo ha dedicato alle donne vittime di violenza. Lo ha spiegato il direttore generale del Policlinico, Maria Grazia Furnari: “Il nostro pronto soccorso ha a disposizione una equipe multidisciplinare per le cure del caso sia da un punto di vista psicologico che di tipo ostetrico e medico. All’interno della struttura abbiamo la medicina legale disponibile ogni giorno e per tutta la notte”.
Adesso serve una strategia sistemica che parta dal basso per azione concrete, perché, come ha spiegato Antonello Cracolici “occorre lavorare a percorsi di emancipazione che liberino le donne da ogni contesto oppressivo”. “Basta demagogia, bisogna agire sulla prevenzione, creando cultura del rispetto – ha aggiunto il presidente della Commissione regionale Antimafia – oggi ci indigniamo per i fatti di cronaca, ma non riusciamo ad agire sulla prevenzione. Spesso le istituzioni affrontano il tema della violenza di genere sul fronte repressivo, utilizzando scorciatoie demagogiche come l’annuncio della castrazione chimica o l’inasprimento delle pene, ma il punto è intervenire tempestivamente. Occorre costruire una consapevolezza e una reputazione contro la violenza, creare una cultura del rispetto che sia all’altezza della civiltà del nostro tempo, coinvolgendo in maniera trasversale tutte le generazioni. Ma la battaglia contro la violenza è anche una battaglia per la parità, a partire da quella salariale”.