Il tribunale misure di prevenzione di Palermo, presieduto da Gabriella Di Marco (giudice estensore Ettorina Contino) ha rigettato la proposta di applicazione della misura di prevenzione personale avanzata dalla Procura di Palermo nei confronti del manager delle settore delle scommesse Vincenzo Fiore, palermitano di 46 anni che era stato assolto nell’inchiesta su un’associazione a delinquere finalizzata alla raccolta illecita delle scommesse su cui ci sarebbe stato il controllo della mafia.
Revoca della confisca della società
E’ stata così respinta la confisca della società di scommesse “Gaming Management Group srl”.
Motivazione del giudice
“Deve rilevarsi – ha scritto il giudice Di Marco – che il dato temporale assume rilevanza assorbente ai fini della presente decisione, alla luce del recente ed autorevole indirizzo della giurisprudenza costituzionale e di legittimità – si legge nella motivazione – in materia di doverosa verifica della perdurante pericolosità sociale al momento dell’applicazione della misura di prevenzione personale, dovendosi abbandonare logiche meramente presuntive”.
Assenza di pericolosità attuale
“Invero, tenuto conto del lungo lasso di tempo trascorso dai fatti posti a fondamento dell’ordinanza cautelare e dell’assenza di ulteriori manifestazioni di pericolosità – si legge ancora nel provvedimento – non ricorrono motivi per ritenere il preposto come soggetto attualmente pericoloso”.
La difesa di Fiore
Gli avvocati Giovanni Castronovo e Alfonso Lucia hanno puntato sulla sentenza di assoluzione della terza sezione di appello del 2023 con la quale è stato ribaltato il verdetto di primo grado. In Tribunale Fiore era stato condannato a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
La decisione sulla confisca
Secondo i giudici, “difettano gli elementi per poter ritenere la società in sequestro, la Gaming srl, quale provento di attività illecite ed il frutto del reimpiego dei relativi proventi, tenuto conto anche della congruità del reddito familiare del preposto, assolutamente compatibile con l’investimento effettuato”. Da qui il rigetto della proposta di confisca.
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