E’ stata notificata la proroga d’indagine sull’inchiesta dei vigili urbani assenteisti al Comando di Palermo coordinata dai sostituti procuratori Francesco Del Bene e Daniela Varone.
Sono 84 gli agenti della polizia municipale del comando di via Dogali a Palermo e i dipendenti del Coime, il Coordinamento interventi di manutenzione edile del Comune, finiti nell’indagini “antiassenteismo”.
Sono invece 420 le posizioni dei vigili urbani che dovranno essere vagliate dalla procura. In centinaia sarebbero stati all’oscuro della truffa. I loro badge sarebbero stati usati a loro insaputa. Lo avrebbero ammesso alcuni degli agenti sentiti dai pm.
L’inchiesta è partita dalla segnalazione di un vigile urbano che aveva visto un solo dipendente del Coime passare dieci badge sotto l’apposito lettore all’ingresso del Comando.
Tra il dicembre del 2012 e il gennaio del 2013 le telecamere hanno ripreso tutte le irregolarità. Colleghi che usano badge per conto degli altri agenti, mariti che lo facevano per le mogli. Alla luce degli avvisi di garanzia sono partiti anche i provvedimenti disciplinari.
Provvedimenti che secondo i sindacati sono illegittimi e che sono stati impugnati dagli avvocati degli agenti.
“L’inadeguatezza dei vertici del comando di Polizia Municipale e di alcuni settori dell’amministrazione nel perseguire i lavoratori con avvii disciplinari assolutamente illegittimi, espone l’Amministrazione Comunale a gravi danni di immagine e a possibili danni di tipo erariale, ancorché mortifica e vanifica l’operato di tutti i dipendenti – dice Nicola Scaglione segretario provinciale del sindacato Csa – Le note vicende su presunte timbrature anomale che hanno visto pubblicamente esposti sin dall’ottobre 2015 alcuni dipendenti del Corpo di Polizia Municipale, in atto hanno come epilogo, sia una ulteriore richiesta da parte degli organi inquirenti di proroga di indagine, sia una richiesta ora per allora di attivazione di provvedimenti disciplinari, inviata in data 22 marzo 2016 dal Comandante del Corpo alla Commissione di disciplina del Comune di Palermo”.
Secondo i sindacati il comandante avrebbe dovuto procedere con i provvedimenti disciplinari nei confronti dei vigili assenteisti già nel 2015.
“La ratio del corretto procedimento disciplinare secondo la normativa vigente – prosegue Scaglione – è quella che obbliga il Dirigente ad attivarli non appena ha gli elementi essenziali necessari alla loro formulazione, la contestazione disciplinare deve essere tempestiva, nel senso che l’addebito va contestato con immediatezza, non appena il Dirigente viene a conoscenza dei fatti che costituiscono la condotta illecita, cosi da avere la fotografia del fatto storico costituente illecito disciplinare.
Il Comandante del Corpo, nella fattispecie ha rivestito la duplice funzione di “colui che indaga” su disposizione della magistratura e di Dirigente proponente del provvedimento disciplinare, che, per regolamento esorbitando dalle sue competenze, doveva essere comunicato entro cinque giorni da quando lo stesso ne ha avuto contezza sommaria, alla Commissione Disciplinare.
Nel 2015 il dirigente aveva già tutti i dati per avviare correttamente i procedimenti disciplinari. Nella nota di avvio del procedimento il comandante ha comunicato ai lavoratori, una presunta autorizzazione della locale Procura a procedere con i provvedimenti disciplinari giunta solo in data 22 marzo 16, aggiungendo che gli interessati al procedimento disciplinare, possono richiedere per la loro difesa, gli atti del procedimento solo presso la Procura.
Procedura su cui lo scrivente solleva non pochi dubbi, preso atto della richiesta di proroga d’indagine, ed avendo certezza che i due procedimenti sono indipendenti per competenza e peculiarità”.
Alla luce della ricostruzione fatta il comandante Messina avrebbe esposto l’amministrazione a contenziosi, anche di natura legale, derivanti dall’immotivata richiesta di avvio dei procedimenti disciplinari viziati e improponibili per decorrenza dei termini prescrittivi dalle norme.
Il Csa ha formalizzato richiesta al Segretario Generale, nella doppia veste di presidente commissione disciplinare e di responsabile anticorruzione ed al Sindaco di annullamento dei procedimenti attivati nei confronti dei presunti assenteisti, e di procedere con immediatezza nei confronti di chi ha immotivatamente inficiato i provvedimenti disciplinari, che senz’altro avrebbero reso giustizia alla gran parte dei lavoratori della Polizia municipale.
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