Sta suscitando un vespaio di polemiche la decisione del preside dell’istituto Ragusa-Moleti di Palermo di vietare le preghiere a scuola e rimuovere tutti i simboli religiosi presenti negli ambienti.
DEcisione che non è piaciuta ai genitori dei bambini che parlano di “dittatura” e che stamane, come promesso, hanno portato i bimbi a scuola con crocifisso e rosario al collo.
“Non ho notizie ufficiali su quanto sta avvenendo nella scuola Ragusa Moleti. Non posso fare alcun commento se non ho le carte in mano. Chiederò notizie a scuola”.
E’ quanto dice Marco Anello il provveditore scolastico di Palermo.
E c’è chi chiede l’intervento del ministro. “Credo che il ministro Fedeli debba dare una risposta immediata e senza giri di parole per fare chiarezza su questa vicenda e sulle interpretazioni di un parere dell’Avvocatura dello Stato che rischia di creare un solco sempre maggiore tra cittadini e, appunto, lo Stato”.
Lo afferma il deputato di Fi Basilio Catanoso a proposito del divieto impartito agli insegnanti dal dirigente della scuola d’infanzia ed elementare Ragusa Moleti, a Palermo, di far recitare preghiere agli alunni e della decisione di rimuovere le foto del Papa e le immagini sacre.
“Il divieto di pregare per i bambini di una scuola elementare e dell’infanzia di Palermo è un atto censorio grave – dichiara in una nota il coordinatore nazionale di Ap Maurizio Lupi –. Così come l’aver fatto rimuovere dall’istituto una statuetta della Madonna e un immagine di Papa Francesco. Una sbandierata laicità che si sente minacciata da dei bambini che pregano è una laicità ben fragile, disposta a parole a difendere e rispettare tutte le religioni e le culture tranne quella cattolica. Non credo sia questo il modello educativo fatto di divieti oscurantisti e incomprensibili di cui hanno bisogno i nostri figli”.
“Qui non si tratta di usanze – ha sottolineato -, né tanto meno accettiamo i risibili e inappropriati riferimenti nella circolare del dirigente scolastico a pareri dell’Avvocatura dello Stato sulle celebrazioni di atti di culto nella scuola. Qui parliamo della storia che ha fatto il nostro popolo, il nostro tessuto sociale e solidaristico, della nostra identità, quella a cui quei bambini vengono educati in famiglia. Come spiegare a quegli stessi bambini che il Papa che vedono in tv non è più degno di entrare neanche come immagine nella loro scuola? Credo che il ministro Fedeli abbia qualcosa da dire su un’idea così gretta della laicità della scuola” conclude.
“Quanto è avvenuto a Palermo dove in una scuola è stata rimossa una statuetta della Madonna è semplicemente scandaloso. E’ una grave censura, frutto di un laicismo insensato. Mi auguro che il ministro Fedeli faccia le dovute verifiche sull’episodio”. Così il presidente nazionale UDC Antonio De Poli che aggiunge: “Il dirigente scolastico impedisce attraverso una circolare di impedire ai bambini di recitare le preghierine e poi via anche l’immagine del Papa. Siamo tornati al Medioevo?”.
“Ogni preside deve essere autonomo nella gestione interna della scuola ma credo che l’autonomia scolastica vada usata con un po’ di buon senso”. A dirlo Renato Schifani, senatore di Forza Italia.
Oltre alle immagini dei papi che erano appese alle pareti della sede centrale della scuola Ragusa Moleti, il dirigente Nicolò La Rocca ha tolto anche quella di Giovanni Paolo II che si trovava nell’ufficio che gli è stato assegnato quando lo scorso settembre ha assunto il ruolo.
Da ieri una circolare del preside ha vietato agli insegnanti di fare recitare le preghiere ai bambini.
E ha rimosso tutte le immagini sacre che si trovavano nella scuola, alcune anche da trent’anni.
Il preside si difende: “Ci sono state delle segnalazioni da parte di alcuni genitori in merito alla presenza di alcune statue particolarmente ingombranti che rappresentavamo simboli religiosi e quindi è stata chiesta la rimozione di queste statue molto grandi che si trovavano negli spazi comuni.
Poi è stata segnalata l’usanza, non sono se vero o no, di recitare le delle preghiere prima della merenda o comunque nell’orario curriculare. Io nella circolare ho evidenziato un parere dell’avvocatura della stato che esclude che si possano celebrazioni religiose durante l’orario curriculare.
Non ho mai parlato di usanza assurda, ma ho sempre detto usanza diffusa. Alle mie spalle ho il crocifisso la sua presenza è normata dalla legge come vede e non ci sono problemi. Non è stato fatto la segnalazione a me ma ad un giornale. Qui nessuno si è venuto a lamentarsi”.
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