Un viaggio di nozze mai fatto su una nave da crociera da sogno, nonostante i tamponi all’imbarco fossero negativi al covid19. È quanto successo lo scorso anno a una giovane coppia del palermitano che si è vista negare l’imbarco sulla Costa Smeralda, pacchetto all inclusive deluxe, in partenza da Palermo. Un viaggio tanto atteso e che non si è mai realizzato perché la partenza, prima prevista dal porto del capoluogo siciliano, era stata spostata al porto di Messina. Un cambio di programma minimo, dato che la compagnia aveva previsto per tutti i propri passeggeri un comodo transfer da Palermo alla città dello Stretto per raggiungere “la Smeralda”. Ma, nonostante i tamponi, come previsto dalla normativa Covid del tempo, fossero negativi, la coppia si è vista negare l’imbarco poiché due persone, con cui era avvenuto il transfer fino a Messina organizzato dalla compagnia, risultarono positive, proprio al momento dell’imbarco.
L’avvio della vertenza
La coppia ha quindi deciso di rivolgersi allo studio legale Palmigiano e Associati e, con l’assistenza degli avvocati Alessandro Palmigiano e Luca Panzarella, ha chiesto il risarcimento alla compagnia marittima. Così il giudice di pace di Termini Imerese ha condannato Costa Crociere al risarcimento dell’intera somma versata dalla coppia per il viaggio non goduto, quindi il rimborso integrale del pacchetto turistico acquistato, oltre al pagamento delle spese legali. Secondo il giudice “è indubbio – si legge nella sentenza – che la Costa Crociere ha eseguito il transfer nel pieno rispetto della normativa sul trasporto, né che questa fosse tenuta ad effettuare il tampone prima di far accedere i passeggeri sul pulmino”.
La brutta sorpresa
Tuttavia, dalla lettura delle Faq sul sito della compagnia, a espressa domanda di un cliente sulla possibilità di fare un trasferimento con passeggeri positivi al Covid, la compagnia affermava che sarebbe stata garantita a tutti gli ospiti, risultati negativi al porto, l’imbarco sulle proprie navi. Cosa che però non è mai avvenuta per i giovani sposi. “Secondo il principio di buona fede e correttezza contrattuale del codice civile – spiega Alessandro Palmigiano –, e nonostante i protocolli per il contenimento del Covid fossero affidati all’autorità portuale, la compagnia avrebbe dovuto garantire il tampone ai propri clienti prima di procedere al trasferimento di più persone sullo stesso pulmino e non solo al momento dell’imbarco, sulla banchina del porto. Questa decisione è quindi – conclude Palmigiano – la giusta consolazione per un viaggio, quello di nozze, tanto atteso e mai svolto”.
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