Venerdì Santo. Niente Via Crucis per le strade delle città e dei paesi, è la seconda Pasqua ai tempi del Covid19.
Quest’anno, però, a differenza della Pasqua 2020, quando l’Italia era in pieno lockdown, le chiese sono aperte ed è consentito ai fedeli partecipare, anche se in numero limitato, alle celebrazioni religiose.
Sono cambiati i riti della Settimana Santa – nella messa in Coena Domini di ieri, si è omessa la tradizionale lavanda dei piedi – e molte chiese, come la cattedrale di Palermo, fanno ricorso allo streaming per consentire la partecipazione, anche a distanza, del maggior numero possibile di fedeli.
In una nota dell’Arcidiocesi di Palermo, contenente indicazioni e raccomandazioni per i sacerdoti, si legge che la Via Crucis, “dove lo si ritiene opportuno, si svolgerà in chiesa, senza spostamento di persone”, i fedeli dovranno dunque rimanere al loro posto “e garantendo l’osservanza dei protocolli di sicurezza”.

Nessuna processione

Le innumerevoli confraternite e congregazioni di ‘portatori’ del Cristo Morto e dell’Addolorata del Venerdì Santo anche quest’anno dovranno rinunciare alle processioni, che in molte zone della Sicilia sono davvero spettacolari. Le chiese palermitane si sono adeguate attenendosi alle indicazioni anti contagio. BlogSicilia ha fatto un giro in alcune parrocchie della città per capire quale significato assume tanto per i religiosi quanto per i fedeli il Venerdì Santo senza i cortei religiosi.

Un invito alla speranza

Alla Chiesa di Sant’Agostino, in corso Tukory, a due passi dalla stazione centrale, la via Crucis sarà alle 19. “Un segnale importante per il quartiere – la definisce Frà Gaetano Morreale, uno dei sei frati che gestiscono la parrocchia -. Questo è un quartiere bello ma complicato. Recenti fatti di cronaca hanno svelato microcriminalità ed anche alcune situazioni legate ad abusi e prostituzione. La nostra Via Crucis interparrocchiale, organizzata insieme alla comunità della chiesa di Sant’Agata La Pedata, aveva un significato particolarmente rilevante, era un invito alla speranza. Pazienza, per quest’anno sarà in chiesa, l’importante è sconfiggere la pandemia. Sono certo che saranno presenti tanti fedeli, si tratta di un pio esercizio molto amato”.

Solidarietà all’Albergheria

Filippo Bartolotta, superiore della quasi centenaria confraternita SS. Gesù e Maria del Cristo Morto all’Albergheria, che conta quaranta confrati, non nasconde tutta la propria tristezza. “Per noi – dice – è un dolore grande rinunciare per il secondo anno alla processione perché la gente la aspetta, lasciamo perdere se per fede o per tradizione, ma tutti vogliono vedere la processione. Dobbiamo rispettare le regole. Speriamo che Dio ci dia la forza di lottare per uscire dalla pandemia.
Anche in questo quartiere ci sono tanti problemi ma ci aiutiamo tra di noi. In collaborazione con la parrocchia di San Giuseppe Cafasso abbiamo donato 150 uova di Pasqua ai piccoli ricoverati all’ospedale dei Bambini e ad alcune famiglie della zona. Tantissime persone purtroppo non hanno i mezzi per festeggiare la Pasqua. La confraternita è del quartiere, noi vogliamo dire che ci siamo sempre, per chiunque abbia bisogno”.

Nel quartiere Zisa

La settimana santa è particolarmente sentita anche nel quartiere Zisa. Alla parrocchia Madonna di Lourdes di piazza Ingastone c’è la congregazione Anime Sante, fondata nel lontano 1910. Ne fa parte Vincenzo Bileddo che spiega: “Dopo la rievocazione della morte di Gesù, alle 15, la parrocchia resterà aperta. Certo, non possiamo fare la processione. Quella è una delle forme di apostolato, si manifesta la propria fede fuori dalle mura della parrocchia. Io credo che sia necessario, davanti al Covid, avere pazienza ed in un certo senso accontentarsi di quanto ci è permesso fare. Dobbiamo essere perfettamente consapevoli del grave momento che viviamo. Bisogna fare qualche sacrificio adesso e magari sperare in un futuro più roseo”.

La Pasqua realtà interiore

Alla parrocchia di San Nicola da Tolentino, in via Maqueda, le statue del Cristo Morto e della Madonna Addolorata della confraternita della Soledad – la cui fondazione risale al periodo della dominazione spagnola – sono state collocate da giorni vicino l’altare maggiore, esposte alla venerazione dei fedeli.
“L’importante – dice la signora Maria, una parrocchiana – è avere fede e affidarsi a Dio. Non fa niente se non c’è la processione. Io prego chiedendo che passi questo maledetto virus. E’ il mio desiderio più grande”.
La chiesa è gestita dagli Oblati di Maria Immacolata, una comunità missionaria. E’ infatti una parrocchia dedita in particolar modo all’accoglienza dei migranti, dove si celebra messa in lingua tamil e tutti trovano ascolto e comprensione.
Padre Giovanni Fustaino lancia un messaggio preciso: “La Via Crucis è senza dubbio importante – puntualizza – ma la Pasqua deve essere soprattutto una realtà interiore. Bisogna viverla più interiormente. Le processioni sono una manifestazione esteriore della fede. Credo che questo sia il momento giusto per guardarsi dentro ed accostarsi veramente a Cristo. Infine suggerisco di non avere paura di una buona confessione”.

Articoli correlati