Con 49 voti a favore, nessun voto contrario e 14 astenuti il Parlamento siciliano ha approvato il testo, composto da sette articoli, che apre la strada al percorso di stabilizzazione dei precari degli Enti Locali siciliani. La norma garantisce le proroghe dal primo gennaio e rinvia le stabilizzazioni al 2018 anche se il percorso non è così lineare come deputati e governo vorrebbero far credere.
Il via libera è giunto velocemente dopo che si è trovato l’accordo sul contestato articolo 3 del disegno di legge che di fatto lascia aperta la possibilità per Regioni e Comuni di fare nuove assunzioni con contratti di lavoro flessibile se tra il personale a tempo determinato o di lavoro subordinato non siano presenti figure professionali necessarie all’espletamento delle funzioni e dei servizi istituzionali. Una norma, questa, tacciata dio essere la porta secondaria per consentire nuove clientele.
“La stabilizzazione dei precari è legge, è il nostro augurio di fine anno per tutta la fascia del precariato – dice il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta. Tutti i precari, gli rmi, ex pip, asu vengono prorogati e soprattutto nei confronti di queste ultime categorie viene riconosciuto il diritto alle ferie, alla malattia, alla
maternità che fino ad oggi non era stato riconosciuto. E’ una grande pagina di dignità, che abbiamo voluto dare a tutti i lavoratori precari della Sicilia. Adesso – conclude il presidente – pensiamo ai disoccupati”.
“La norma sui precari è un atto di responsabilità nei confronti di migliaia di lavoratori e di centinaia di amministrazioni locali” dicono il presidente del gruppo Pd Alice Anselmo e il vice presidente Giovanni Panepinto, per i quali “il governo e il parlamento hanno dimostrato attenzione e impegno. Quest”anno – proseguono – abbiamo
messo il tassello che mancava al percorso di stabilizzazione di un bacino, composto da diverse categorie, ormai indispensabile al funzionamento di enti e comuni, che comprende anche i lavoratori delle ex Province”.
Ma toni trionfalistici a parte la legge approvata è poco più di un’altra proroga, un salvataggio per il rotto della cuffia che potrebbe anche non funzionare affatto. le norme contenute sono le stesse che erano state previste, per i precari, nella così detta finanziaria tecnica.
si tratta di esuberi di personale nelle ex province, con il 15% dei dipendenti di Città Metropolitane e Liberi consorzi che verranno posti fuori ruolo e poi si deciderà cosa farne con grande rischio per il loro posto di lavoro. Consistenti incentivi all’esodo per i precari degli enti Locali che siano entro i 7 anni dalla pensione e che possono andare via volontariamente incassando 5 anni di stipendio subito, per gli altri proroga fino al 2018 e poi stabilizzazione nei comuni dove ci sono posti liberi in pianta organica.
Il nodo precari viene affrontato con una mera elencazione di principi senza norme precise per l’applicazione. Via libera alla proroga a carico della Regione e stanziamenti stabili per i precari proprio sul bilancio della Regione sono i segnali positivi pere i lavoratori che attendono la stabilizzazione. Ma ci sono solo questi.
Primo tema, esuberi nelle ex province
Le piante organiche di Città Metropolitane e Liberi Consorzi sono quelle al 31 dicembre 2015 diminuite del 15%. Di fatto si creano fra 1200 e 1300 esuberi senza dire cosa si farà di questo personale. Il secondo comma del medesimo articolo stabilisce che entro marzo bisognerà decidere cosa farne con apposita legge. E’ probabile il riassorbimento negli altri Enti Locali. Questo diminuirebbe la disponibilità in pianta organica dei comuni. Ma lo si vedrà a marzo. nel frattempo questi dipendenti pubblici tremano.
Secondo tema, precari Enti Locali
In sintesi proroga per tutti fino al 31 dicembre 2018 ma stabilizzazione per pochi. Ai comuni che hanno posti liberi in pianta organica viene fatto obbligo di procedere alla stabilizzazione e i fondi verranno trasferiti dalla Regione. I precari degli enti Locali sono circa 13.500 e con questa norma se ne possono stabilizzare circa 5000 (anche se c’è il rischio che con gli esuberi nelle ex province questa quota scenda a 3700).
Due percorsi sono individuati per i restanti otto/novemila. Chi si trova al massimo a 7 anni dall’età pensionabile (attualmente che ha almeno 59 anni) può dimettersi ed ottenere un bonus pari a 5 anni di stipendio. La norma resterà attiva anche nei prossimi anni. Per far questo vengono stanziati 226 milioni e 700 mila euro ma in un ventennio. con una adesione di massa questo riguarderebbe al massimo 3800 persone.
Facendo quello che volgarmente viene chiamato il ‘conto della serva’ nella migliore delle ipotesi resterebbero al palo circa 6000 precari degli enti Locali ovvero quelli per i quali i comuni non hanno posto in pianta organica o dei comuni in pre dissesto. Per loro la stabilizzazione è prevista (comma 18bis) nella Resais in un apposito bacino creato ad hoc nella società regionale. Fumose le regole per il loro utilizzo, poi, nei comuni di provenienza visto che la norma parla di utilizzo ‘prioritariamente negli enti di provenienza’
Terzo tema, precari della sanità
Su questo la legge è ancora più vaga. Stabilisce la stabilizzazione e ne pone gli oneri a carico del fondo sanitario regionale. Una norma che forse non aveva neanche bisogno di essere enunciata. Di fatto questi precari seguono il loro percorso e non cadono nelle ‘trappole’ che sono invece disseminate lungo il percorso dei lavoratori degli enti Locali anche se la norma non pone precisi termini ‘orari’ nella stabilizzazione. insomma non dice se dovranno essere stabilizzati a tempo pieno o parziale.
Quarto tema, precari di Partecipate, Enti controllati e così via
La legge pone per loro le medesime regole che sono state messe per i precari degli Enti Locali in genere. dunque per i circa 6000 appartenenti a questi bacino il percorso è identico a quello degli enti locali con stabilizzazione negli enti di appartenenza se ci sono le risorse e la disponibilità in pianta organica
Quinto e ultimo tema, i precari diretti della Regione, gli Asu
Questo aspetto viene sottratto alla norma generale. per regolarlo separatamente. I precari diretti dall’amministrazione vengono stabilizzati dalla stessa Regione con norma diversa per evitare di incorrere nelle ‘sabbie mobili’ Resais. In fondo la Regione ha competenza esclusiva sul proprio personale e può legiferare senza tenere conto dei vincoli nazionali su questo specifico aspetto.
Via libera anche all’esercizio provvisorio
Fatta la norma sui precari in meno di un’ora è stato poi approvato anche l’esercizio provvisorio. I deputati possono ora serenamente pensare a come trascorrere il Capodanno
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